Libby Day è una donna spezzata, segnata da un trauma profondo che ha stravolto per sempre la sua vita. Quando era piccola la sua famiglia (la madre e due sorelle) venne sterminata barbaramente e lei, unica superstite e parziale testimone dei fatti, accusò della strage il fratello maggiore Ben, condannato alla pena capitale e da molti anni ancora in attesa dell'esecuzione nel braccio della morte. Libby è cresciuta ma non è mai riuscita a far pace con i propri demoni interiori e sopravvive, indurita e incattivita, grazie ad un sussidio che le viene concesso dalla sua comunità. Venticinque anni dopo l'eccidio, Libby viene contattata dal "Kill Club", un gruppo di investigatori dilettanti che si battono per sostenere l'innocenza di Ben. Dietro la promessa di un compenso la donna accetta di rispondere alle loro domande e, gradualmente, molti ricordi dolorosi riemergono dal suo passato. Confusa e angosciata, Libby inizia a dubitare di ciò in cui ha sempre creduto e decide di incontrare in carcere il fratello Ben. Cupo psico-thriller di suspense del francese Gilles Paquet-Brenner, che ha scritto anche la sceneggiatura, adattando il romanzo omonimo di Gillian Flyn, già autrice del best seller "Gone Girl", portato sul grande schermo da David Fincher nel 2014. Raccontando una doppia vicenda tra passato e presente il film esplora i "luoghi oscuri" della mente della protagonista Libby (Charlize Theron), soffermandosi anche sulla pregnante descrizione ambientale: quel Midwest americano di provincia che è spesso luogo di ignoranza, brutalità, bigottismo, degrado economico e morale, fanatismo, violenza, intolleranza e superstizione, atavici retaggi della vecchia frontiera selvaggia dell'era dei pionieri e di quel crogiolo di razze, ideologie e tradizioni che sono alla base degli Stati Uniti d'America. Peccato però che, dopo un inizio molto promettente, grazie alla bravura degli attori ed alla credibile ricostruzione contestuale, la pellicola si arrotoli su sè stessa alla ricerca di svolte narrative ad effetto e di colpi di scena che suonano forzati, contorti, tortuosi. Anche l'analisi dei rapporti familiari appare frettolosa e convenzionale, depotenziando un elemento drammaturgico che, invece, poteva essere decisivo nel fornire maggiore complessità alla storia. Nel cast, accanto alla Theron, ci sono Christina Hendricks, Nicholas Hoult, Andrea Roth, Chloë Grace Moretz e Corey Stoll. Passato in sordina alla sua uscita, il film è finito presto nell'oblio assoluto, rinforzando i ranghi dei troppi thriller irrisolti e derivativi che finiscono per assomigliarsi un po' tutti tra loro.
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