Gus Lobel è un esperto talent scout del baseball, con anni di gloriosa carriera alle spalle, ma che, con l'avanzare della vecchiaia, ha perso la vista, pur possedendo ancora un intuito in materia fuori dal comune. Riceve l'incarico di valutare una giovane promessa, ma il glaucoma di cui soffre gli provoca qualche difficoltà, che l'uomo, testardo e orgoglioso, non vuole ammettere nemmeno a sè stesso. Lo raggiunge la figlia Mickey, ragazza tosta e brillante avvocato, che si offre di aiutarlo pur sapendo bene a cosa va incontro. Per i due è l'occasione di parlarsi e conoscersi meglio dopo anni di freddezza dovuti al carattere scorbutico di Gus, sempre impegnato dalla sua passione per il baseball e poco presente nei riguardi degli affetti. Esordio alla regia di Robert Lorenz, storico collaboratore di lungo corso di Clint Eastwood, con cui ha condiviso il set (in qualità di produttore esecutivo o di aiuto regista) in oltre 20 pellicole. E, probabilmente, è stato proprio questo (un favore personale a cui non poteva sottrarsi) a convincere il leggendario attore-regista a ritornare sulla sua decisione (dopo Gran Torino del 2008 Eastwood aveva espressamente pronunciato il fatidico "never again" in merito ad un nuovo impegno come attore) e ad accettare il ruolo di protagonista di questo intenso dramma familiare ambientato nel mondo sportivo. Trouble with the Curve (tralasciamo l'infelice titolo italiano) è un film di attori, intimo e delicato, costruito sul rapporto tra un padre e una figlia e sull'alchimia (perfetta) tra un mito della vecchia Hollywood come Clint Eastwood e una giovane di talento cristallino come Amy Adams. Tutto ruota intorno a loro, i momenti migliori dell'opera sono nei dialoghi tra i due, che ci offrono un saggio di due stili molto diversi di recitazione, ma entrambi di forte resa drammaturgica. Ciò che resta è meno interessante, più canonico e prevedibile, con delle sequenze ironiche poco riuscite ed una performance più ornamentale che concreta di Justin Timberlake. Risulta invece, come sempre, sornione e brillante quel gran simpaticone di John Goodman. La regia di Robert Lorenz è indolore, totalmente al servizio di un divo come Eastwood e di una signora attrice come la Adams. Dal punto di vista narrativo l'espediente più interessante è quello dell'evoluzione del rapporto tra Gus e Mickey, che da padre-figlia assume i connotati di quello maestro-allieva, seguendo un percorso assolutamente originale.
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