Il piccolo Charlie Bucket è un bambino di animo nobile che vive in una baracca malandata insieme alla sua numerosa famiglia (sette in totale tra genitori e nonni), in condizioni di miseria ma con tanto amore. Con un colpo di fortuna Charlie trova all'interno di una tavoletta di cioccolato uno dei 5 biglietti d'oro che gli consentiranno di visitare la misteriosa e celeberrima fabbrica di cioccolato del signor Willy Wonka, uno dei luoghi più conosciuti della città in cui nessuno ha mai messo piede a causa del carattere schivo e riservato del bizzarro proprietario, che non ha mai voluto rivelare a nessuno il segreto dei suoi buonissimi dolciumi, esportati in tutto il mondo. Insieme agli altri vincitori, quattro antipaticissimi bambini, Charlie varca la soglia della fabbrica e, guidato dallo stravagante Wonka, personaggio eccentrico e un po' inquietante che sembra nascondere qualcosa, si troverà immerso in un mondo fiabesco e variopinto al di là di ogni immaginazione, con la speranza di riuscire ad aggiudicarsi anche l'ambito primo premio. Ma il lungo viaggio all'interno dello stabilimento nasconde anche dei pericoli imprevisti e i 5 piccoli ospiti se ne accorgeranno presto. Accattivante favola avventurosa e sentimentale di Tim Burton, ispirata all'omonimo racconto per ragazzi di Roald Dahl, già portato al cinema nel 1971 da Mel Stuart con Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (Willy Wonka & the Chocolate Factory), con Gene Wilder nei panni di Wonka. In questo remake l'estroso Tim Burton si discosta notevolmente dall'originale, puntando soprattutto a ricreare (a modo suo) lo spirito del romanzo, e superandolo ampiamente per invenzioni fantasmagoriche, surrealismo magico e talento visionario. Il grande regista, mago del fantastico, riesce a creare (all'interno della fabbrica di Wonka) uno stupefacente mondo fiabesco che incanta e spaventa al tempo stesso, un misto di colori sgargianti, personaggi strampalati, ambienti strabilianti e suggestioni gotiche dal fascino oscuro, in accordo alla sua estetica di esplorazione degli angoli bui alla ricerca del lampo poetico. E' evidente che tutto quello che vediamo nella fabbrica sia metaforicamente collegato al mondo interiore del suo grottesco creatore Wonka, malinconico clown dall'animo tormentato da traumi infantili che ci saranno progressivamente svelati. Il sempre bravo Johnny Depp, alter ego cinematografico del regista, aggiunge un altro freak alla sua lunga galleria di strambi trasformismi, ma stavolta ci mette più mestiere che cuore nel rappresentare il complesso Willy Wonka. Va però detto (come si evidenzia anche dal titolo originale) che Burton ribalta la prospettiva del film del '71, rendendo Charlie il vero protagonista, raccontando la storia dal suo punto di vista e rendendola "ad altezza di bambino", pur affrontando spesso tematiche adulte e dolorose, come il senso di solitudine dei "diversi", un argomento che è sempre stato nel cuore dell'autore e che compare, a livelli differenti, in tutte le sue opere. Nel finale il film si consegna totalmente ad un melenso sentimentalismo edificante sul valore della famiglia, sottolineando la sua matrice di fiaba con morale buonista obbligatoria, e perde un po' forza rispetto al vigoroso impianto di immaginazioni visive messo in piedi fino a quel momento. Nel cast, a parte il mattatore Depp, vanno citati il piccolo Freddie Highmore, David Kelly, Helena Bonham Carter, Noah Taylor, AnnaSophia Robb, Christopher Lee ed il caratterista indiano Deep Roy che, grazie alla duplicazione digitale della computer grafica, interpreta da solo tutti i 165 Umpa Lumpa (i mini assistenti tuttofare di Wonka). Le avvolgenti musiche allegre e misticheggianti sono composte, come sempre, dal fidato collaboratore del regista Danny Elfman.
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