Dal romanzo "Legends of the Fall" di Jim Harrison. Il fiero colonnello William Ludlow, uomo all'antica e tutto d'un pezzo, stanco dei soprusi a cui ha assistito durante le guerre indiane, si ritira in una fattoria del Montana e cresce da solo tre figli maschi: il retto Alfred, il selvaggio Tristan e l'idealista Samuel. Allo scoppio della Grande Guerra il minore Samuel parte volontario per l'Europa e gli altri due si arruolano per seguirlo e proteggerlo. Al ritorno non saranno più gli stessi, eventi tragici colpiranno la famiglia e scoppierà una forte rivalità tra Alfred e Tristan, entrambi innamorati della stessa ragazza, Susannah, che ha un debole per il secondo ma vede nel primo un marito più affidabile. Drammone sentimentale di Edward Zwick in cadenze epiche di saga familiare, molto tronfio, pateticamente sdolcinato, troppo effettistico nella sua ricerca esasperata di romanticismo struggente, misticismo naturalistico, sensualità ammiccante, critica storico politica, predicozzi etici e suggestioni esoteriche sulla cultura dei nativi. Visivamente è un film potente, grazie alla forza dei paesaggi sterminati incorniciati dalla magnifica colonna sonora orchestrale del compianto James Horner e dalla fotografia solenne di John Toll (premiata con l'Oscar). Il cast è sontuoso: con Anthony Hopkins magistrale nei panni del saggio patriarca, Brad Pitt all'apice della sua avvenenza da ribelle e poi Julia Ormond, Aidan Quinn e Henry Thomas. Alcune sequenze sono di enorme impatto, ma il film è più pomposo che sincero, più accademico che lirico, il classico melodramma storico hollywoodiano gonfiato in maniera spropositata dall'enfasi retorica. L'artigiano del mainstream Edward Zwick ha dovuto aspettare ben 17 anni prima di poter realizzare questa pellicola, che era da lungo tempo in cima alla sua lista di desideri. Un'attesa molto lunga, ma i risultati non sono stati così esaltanti.
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