domenica 4 gennaio 2015

Alien (Alien, 1979) di Ridley Scott

Il rimorchiatore interstellare “Nostromo” è in viaggio di ritorno verso la terra, con il suo equipaggio composto da sette persone ed un computer centrale, “Mother”, che ne governa le principali funzioni. La sua rotta viene però improvvisamente cambiata a causa di una trasmissione proveniente da un pianeta sconosciuto, che sembra una richiesta di soccorso. Sul pianeta gli uomini della “Nostromo” si imbatteranno in un letale parassita alieno che infetterà uno di loro e riuscirà a salire a bordo della nave. Il viaggio si trasformerà, quindi, in una drammatica lotta all’ultimo sangue tra l’equipaggio e la terribile creatura, che sembra priva di punti deboli. “Nello spazio nessuno può sentirti urlare”, così recitava la frase di lancio di Alien alla sua uscita nelle sale nel 1979. A parte l’ovvietà scientifica della stessa, essa suona, piuttosto, come un monito oscuro e minaccioso, che fa già presagire l’incubo che attenderà i protagonisti della vicenda e gli spettatori stessi. Diretto da Ridley Scott, tre anni prima del formidabile Blade Runner, questo indimenticabile capolavoro, sospeso tra fantascienza e horror, rappresenta la più inquietante riflessione mai offerta dal cinema sul ruolo dell’uomo nell’universo. Nonostante una sequenza shock di forte impatto cruento, entrata di diritto nella storia del cinema, il film ha i suoi punti di forza nelle atmosfere cupe e claustrofobiche, nella suspense che ti mantiene incollato alla poltrona, nel continuo senso di minaccia incombente e nella straordinaria figura dello xenomorfo: icona possente di paure arcane, una sorta di “angelo” della morte, puro, letale, privo di coscienza e di morale, che uccide obbedendo ad un istinto ancestrale, volto alla moltiplicazione della sua terribile specie. Vincente, in tal senso, la scelta di non mostrare mai troppo l’alieno per quasi tutto il film, obbedendo alla “lezione” hitchcockiana sulla costruzione della tensione. Per lo straordinario design della creatura aliena sono stati premiati con l’Oscar agli effetti speciali lo svizzero Hans Ruedi Giger (che ne ha concepito l’aspetto) ed il nostro Carlo Rambaldi (che ne ha progettato le parti meccaniche). Altresì memorabili le ambientazioni sul pianeta alieno, una sorta di incubo visionario di forte possanza metaforica, con commistioni tra organico ed inorganico, influenze gotiche, scenari onirici ed evidenti simbolismi sessuali. Fece di Sigourney Weaver una star, con il ruolo di Ellen Ripley che ne ha segnato definitivamente la carriera e da cui non riuscirà mai più ad uscire. Ha avuto tre seguiti ufficiali, un prequel ed una miriade di cloni, epigoni ed imitazioni. Ma l’originale resta, ovviamente, insuperabile.

Voto:
voto: 5/5

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