
Quattro amici di vecchia
data, Franco, Ugo, Lele e Stefano, si ritrovano dopo tanti anni, durante la notte di
Natale, per una partita a poker che potrebbe cambiare le loro vite. Il quinto
giocatore è il misterioso avvocato Santelia, ricco, buffo e maldestro,
convocato da Ugo nel ruolo di vittima sacrificale o, come si dice in gergo,
del “pollo” da spennare. Ma la notte è lunga, fredda e ricca di sorprese e sul
tavolo verde non si giocherà soltanto a poker ma al crudele gioco della vita. Cupo
dramma di provincia, che nel finale si erge a beffardo apologo sulla cupidigia,
diretto con mestiere dall’esperto Avati ed intriso di malinconica nostalgia
nelle scene in flashback, che riassumono la vita e la personalità dei quattro
amici protagonisti. Franco (Diego Abatantuono) è brillante e rampante, è un asso
del poker, ha una vita agiata e qualche scheletro nell’armadio. Ugo (Gianni
Cavina) è il suo ex migliore amico dopo un litigio di gioventù a causa di una
donna, ha problemi economici e maniere subdole. Lele (Alessandro Haber) è lo
sfigato del gruppo, perdente nato, pittoresco e ciarliero, lavora come
giornalista per un giornale locale. Stefano (Luigi Montefiori) appare come il
più equilibrato dei quattro: schivo, sportivo, introverso, forse con tendenze
omosessuali. L’avvocato Santelia, egregiamente caratterizzato da Carlo Delle
Piane, è un omino goffo e pedante, con maniere affettate e scarsi esiti in amore come al
tavolo da gioco. Avati dimostra tutta la sua abilità nel raccontare il mondo
che conosce alla perfezione, la provincia del nord Italia, conformista ed ipocrita, con il suo sottobosco di avidità, meschinità e miseria morale. Perfetto il
bilanciamento tra la partita al tavolo verde, che ha i tempi serrati di un thriller nei
suoi picchi di suspense e nei colpi di scena, e la caratterizzazione dei personaggi, di cui si
evincono i tratti essenziali attraverso dialoghi pungenti o riusciti flashback.
Il risultato è un ritratto antropologico sincero, amaro e dolente, in cui il quintetto di
attori fa il suo lavoro in maniera egregia, ciascuno con la faccia giusta per
l’occasione, come d'altronde si conviene al tavolo verde. Premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi per il sorprendente
Carlo Delle Piane, è uno dei migliori film italiani degli anni ’80 ed anche l'opera più riuscita del prolifico regista bolognese. Ha avuto un seguito, più canonico e meno ispirato,
nel 2004,
La rivincita di Natale,
sempre diretto da Avati e con tutto il cast al completo tornato al suo posto per
l’occasione. Nell'opulenta e discontinua filmografia dell'autore questa è la pellicola che resterà.
Voto:
voto: 4/5
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