domenica 4 gennaio 2015

Omicidio a luci rosse (Body Double, 1984) di Brian De Palma

Jake è un attore di B-movies fallito, con molti problemi professionali e sentimentali. Grazie all’amicizia con il collega Sam finisce provvisoriamente domiciliato in un lussuoso attico, posto in cima ad una torre, con vista panoramica mozzafiato da cui inizia a spiare l’appartamento di una sensuale sconosciuta che, ogni sera alla stessa ora, si concede in uno striptease alla finestra. Ma, un giorno, Jake assiste all’efferato omicidio della donna, commesso da un inquietante indiano pellerossa con un trapano elettrico ed il suo tentativo di salvarla risulterà vano. Tempo dopo, guardando il trailer di un film per adulti, assiste ad un sexy striptease interpretato dall’attrice “a luci rosse” Holly Body, che ha le stesse movenze della donna misteriosa assassinata. Attratto dalla cosa l’audace Jake cerca di entrare nel mondo dei film hard per conoscere la conturbante Holly e indagare sul mistero. Geniale thriller pruriginoso, diretto con assoluta maestria dal talentuoso De Palma, che, tra Rear Window e Vertigo, cita a ripetizione il suo “maestro” Hitchcock confezionando un omaggio appassionato e appassionante denso di suggestioni torbide, invenzioni visive, rimandi cinefili, echi brechtiani, trovate ardite che sfociano nel meta cinema, con un magistrale senso della composizione dell’immagine, omaggiata con un furore visionario al limite del manierismo. Con un’estetica smaccatamente anni ’80 ed alcuni momenti kitsch, questo thriller crudele e beffardo emana fascino oscuro da ogni sequenza, ed enfatizza il voyeurismo (hitchcockiano) per il corpo femminile in un creativo caleidoscopio di perversioni, virtuosismi ed atmosfere maledette. Giocato fin dal primo fotogramma sul filo sottile tra realtà e finzione, in tal senso il titolo originale è molto più calzante ed evocativo di quello italiano, è, probabilmente, il manifesto stilistico dell’autore nella sua morbosa e brillante “revisione” delle ossessioni hitchcockiane, nonché uno dei più riusciti thriller degli anni ’80. Da segnalare la “generosa” performance di una giovane Melanie Griffith e le solite musiche di grande atmosfera del “fido” Pino Donaggio, sempre sospese tra avanguardia e romanticismo.

Voto:
voto: 4,5/5

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