In un
villaggio norvegese la matura Charlotte,
famosa pianista, si reca a far visita alla figlia Eva ma non sa di trovare
anche l’altra figlia, Helena, malata e da sempre in conflitto con la madre,
severa ed egoista, che in passato l’ha “abbandonata” in una casa di cure. Il
dialogo tra le due donne, carico di rancori e rimpianti, evocherà fantasmi del passato impossibili da
dimenticare. Sonata autunnale di impeccabile perfezione formale ed austero
rigore introspettivo, che mette in scena, in forma di sofferto dialogo, tre
solisti (le tre donne protagoniste) che si muovono su registri paralleli, senza
possibilità d’incontro o di conciliazione. Ennesima perla del Maestro svedese
in una delle sue forme espressive predilette, il dramma da camera al femminile,
fedele alle connotazioni tipiche del suo cinema di ispirazione intimista: il
conflitto psicologico, l’ incomunicabilità tra individui, i risentimenti
traumatici, il difficile rapporto tra figli e genitori. Teso e maturo, asettico
e intransigente, è una nuova lezione, di alto spessore tragico e non esente da
manierismo, di dramma interiore, addirittura sublime nella sua essenzialità. E’
passato alla storia per l’incontro tra due leggende del cinema svedese: il
regista Ingmar Bergman e la celebre attrice, omonima, Ingrid Bergman, alla sua
ultima apparizione sul grande schermo ed alla sua prima collaborazione con
l’autore, che non fu priva di “scintille”. Entrambi furono candidati all’Oscar
per questa pellicola e per entrambi si trattò della settima nomination in carriera
(poi il regista arrivò ac un totale di nove). Memorabile la scena in cui Charlotte
esegue al piano il Preludio n. 2 di Chopin invitando, poi, la figlia Eva ad
eseguirlo di nuovo, finendo per criticarne, sottilmente, l’esecuzione: un autentico
compendio del cinema bergmaniano. Alcuni critici, con un’iperbole allegorica un
po’ forzata, hanno voluto vedere nel film una sorta di autoriflessione
psicoanalitica della madre, in cui le due figlie rappresentano il simbolo dei
suoi fallimenti nella vita, quello umano e quello musicale. Straordinarie, come
al solito, le interpretazioni delle attrici (la Bergman giganteggia ma la
“fedelissima” Liv Ullmann le tiene testa) e l’immancabile fotografia di Sven
Nykvist.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento