Biografia visionaria di Jim Morrison
diretta, con passione e personalità, da Oliver Stone, che si è sempre
dichiarato un grande fan del leader dei Doors, e qui si è concesso diverse
licenze per privilegiare il "romanzo" rispetto al
"documento", filtrando gli eventi attraverso il suo sguardo di
sanguigno appassionato. Sospeso tra lirismo tragico e straniamento allucinato,
il film abbraccia gli eventi principali della vita di Morrison, "profeta"
maledetto degli anni '60, simbolo vivente della contro cultura e del "cupio dissolvi" che tanti artisti,
giovani e dannati, si sono portati addosso con la filosofia della vita al
massimo, votata all'autodistruzione, tra droghe, sesso e abusi di ogni tipo.
Senza moralismi nè esagerate agiografie, Stone privilegia l'aspetto carnale e
sensuale di Morrison e, con la sua tipica dimensione "barocca", ne
tratteggia un affresco vibrante ed eccessivo che inneggia alla leggenda più che
al realismo. Dal punto di vista stilistico l'opera anticipa, e in un certo
senso prepara, il successivo e controverso Assassini nati - Natural Born
Killers, che rappresenta l'apice della sperimentazione estetica del regista
newyorkese. Nel cast spicca Val Kilmer, impressionante nella sua trasformazione
nel divo "maledetto", mentre Meg Ryan, nel ruolo della fidanzata
"storica" Pamela Courson, non appare la scelta migliore.
Straordinarie le musiche dei Doors, che fanno da coprotagonista più che da
colonna sonora, e le magiche atmosfere degli anni '60, sapientemente
ricostruite grazie alla fotografia ingiallita, per un'opera potente ma
disomogenea, un elogio concitato che ha i suoi momenti migliori nelle
conturbanti sequenze oniriche. Alla sua uscita divise i fans dei Doors per aver
posto in secondo piano l'aspetto "filosofico" e sociale del Morrison
pensiero.
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