Sam "Asso" Rothstein, gran giocatore d’azzardo, viene messo dalla mafia italoamericana a dirigere un casinò di Las Vegas, il Tangiers. Le cose vanno alla grande per lui e per i clan ma, nella sua orbita, gravitano il pericoloso gangster Nicky Santoro, violento e incontrollabile, e la splendida Ginger McKenna, bionda e sexy, di cui "Asso" s'innamora follemente fino a sposarla, anche se lei resta perennemente invaghita del suo amore giovanile, il viscido Lester, un poco di buono che la sfrutta per lucrarle denaro a profusione. Da questo intreccio di umanità all’eccesso nascerà una situazione esplosiva che genererà un bagno di sangue. Cinque anni dopo quel capolavoro assoluto che è Goodfellas, Scorsese torna a dirigere un gangster movie d’autore, ancora una volta basato su un romanzo di Nicholas Pileggi, "Casino: Love and Honor in Las Vegas", a sua volta ispirato alla storia vera di Frank "Lefty" Rosenthal ("Asso") e del gangster Anthony Spilotro (Santoro). Il risultato è, ancora una volta, un film eccellente, violento, teso, visivamente straordinario, con sequenze memorabili, travolgente nel ritmo fino all’apoteosi "purificatrice" finale che è un crescendo di morte di alto magistero tragico. La mano del grande regista newyorkese è inconfondibile e l’ispirazione è quella dei tempi migliori, anche in una storia più complessa, più ambiziosa, con tante sottotrame tutte egregiamente sviluppate e tenute insieme dalla consueta voce fuori campo, vero marchio di fabbrica dell’autore. Non vale quanto il superlativo predecessore a causa di una certa ripetitività degli eventi e dei personaggi, in cui di certo non aiuta la scelta dei medesimi attori protagonisti (Robert De Niro e Joe Pesci) che accentua il senso di déjà vu. Ma la presenza di una bravissima Sharon Stone, nel ruolo centrale di Ginger e nell’interpretazione più importante della sua carriera, il perfetto equilibrio tra melodramma e gangster-movie, la regia dinamica e sontuosa capace di coniugare tensione drammaturgica, furia visiva ed un alto senso del cinema di abbagliante potenza visiva, lo rendono un nuovo capolavoro ed una ennesima pietra miliare nell'itinerario di Scorsese: un appassionante, cruento e lucido documento sulla scalata al potere della mafia alla "città del peccato" negli anni '70, quando i casinò venivano usati dal crimine organizzato come fonti di profitto e di riciclaggio del denaro "sporco". Il film contiene due tra le sequenze più scioccanti e brutali del cinema dell'autore: la spietata esecuzione finale a colpi di mazza da baseball e la tortura con la testa nella morsa. Una candidatura agli Oscar per la radiosa Sharon Stone come miglior attrice protagonista.
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