lunedì 13 settembre 2021

Bling Ring (The Bling Ring, 2013) di Sofia Coppola

Un gruppo di annoiati adolescenti di Los Angeles, ossessionati dalle star e dalla loro vita dorata fatta di lusso, feste, abiti firmati, ville principesche e beni di consumo, decidono di intraprendere una pericolosa attività. Durante la notte si introducono nelle case dei VIP quando questi sono assenti e rubano ogni sorta di oggetto costoso o capo di abbigliamento di moda da poter esibire con fierezza come uno status symbol, per soddisfare la propria vanità e smania di emulazione. In breve le nefaste "imprese" della mini gang finiscono nel mirino degli investigatori che iniziano a indagare a loro insaputa. Questo curioso dramma biografico di Sofia Coppola è ispirato ad una vicenda reale, accaduta nella "città degli angeli" tra il 2008 e il 2009, a cui fu dato ampio risalto dai media americani che soprannominarono i ladruncoli la banda del "Bling Ring" (ovvero dell'anello sfarzoso). Girato con ritmo agile e montaggio dinamico, ambientato quasi tutto di notte e visivamente fastoso nella sua fotografia dai toni giallo oro, è un'indagine introspettiva sul mondo dell'adolescenza californiana, appartenente alle classi agiate, con buona istruzione, genitori distratti o assenti ed una pericolosa tendenza ossessiva verso il materialismo e la così detta "bella vita", una condizione da raggiungere rapidamente e ad ogni costo, attraverso scorciatoie, illegalità e furbizia. E' un affresco amaro e inquietante, un microcosmo di sbandati senza valori e senza ideali se non quello del lusso e dello sfarzo, ragazzi che sono schiavi dei social, del gossip e del culto dell'immagine, per i quali non conta essere ma apparire. La regista si cala in questo contesto con sguardo attento e lucido, non giudicante ma nemmeno complice, racconta i fatti dal punto di vista delle 4 ragazze "sveglie" che costituiscono le menti della banda di microcriminali e li riporta sullo schermo con dovizia di particolari, eliminando enfasi e moralismo. L'aspetto più preoccupante di quest'analisi socio-antropologica è che la spinta primaria delle azioni degli sconsiderati non nasce da una forma di ribellione verso il mondo degli adulti (come accadeva tipicamente nelle epoche passate), ma dalla voglia di emularne gli aspetti esteriori più "luccicanti" e "invidiabili", assumendo quindi la forma di un insano conformismo che nega l'originalità di pensieri dissonanti o di ideologie individualistiche. Sarebbe interessante sapere cosa penserebbe Pasolini di questo film. Interpretato da Katie Chang, Emma Watson, Taissa Farmiga, Israel Broussard e Leslie Mann, è una fotografia gelida di un mondo vuoto e allo sbando, non eccessivamente estetizzante ma neanche incisivo al punto giusto.

Voto:
voto: 3/5

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