martedì 28 settembre 2021

Frozen river - Fiume di ghiaccio (Frozen River, 2008) di Courtney Hunt

Nella zona di confine tra lo stato di New York e il Quebec canadese, la tenace Ray, lasciata dal marito in pessime condizioni economiche con due figli da crescere e le rate di una casa prefabbricata da pagare, si arrangia come può tra lavoretti saltuari e mille difficoltà. L'incontro con Lila, una giovane pellerossa della comunità dei Mohawk che trasporta clandestini nascosti nel bagagliaio della sua auto, introducendoli abusivamente negli Stati Uniti attraverso il percorso ghiacciato del fiume San Lorenzo, la convince ad entrare nel losco giro, per disperato bisogno di denaro. Questo glaciale dramma d'ambiente, scritto e diretto dall'esordiente Courtney Hunt, è un falso thriller a sfondo sociale che analizza, con rude realismo e dolente rigore, un microcosmo antropologico femminile di reietti che vivono ai margini dell'opulento capitalismo americano, in un luogo remoto e ostile, fatto di sentimenti contrastati e di paesaggi di sterminata desolazione, in perfetta sintonia con l'animo delle protagoniste: aspro, selvaggio e indomito. E' un piccolo film indipendente, lontanissimo dagli stereotipi di Hollywood, girato in poco tempo con un budget esiguo, ma forte di una sceneggiatura solida, una precisa idea narrativa, un tono incisivo e un'attrice eccellente come Melissa Leo, il cui volto fiero e segnato dalle rughe del tempo echeggia quella vecchia America dei pionieri che non si piega e lotta con veemenza contro le ostilità ambientali. Insignito del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival (la vetrina ideale per un prodotto di questo tipo) e candidato a due Oscar per la migliore attrice (Melissa Leo) e la migliore sceneggiatura (Courtney Hunt), riflette senza seriosità o patetismi su temi importanti come la dignità umana, lo sfruttamento dei più sfortunati, l'intimo senso di umana solidarietà che si può generare tra persone di etnia, estrazione e storia completamente diverse, e, ovviamente, il problema dell'immigrazione (che qui viene trasferito dalla tipica frontiera messicana, fin troppo "saccheggiata" dal cinema recente, alle immense distese ghiacciate del grande nord). Di grande spessore anche l'interpretazione della nativa americana Misty Upham, prematuramente scomparsa a soli 32 anni in circostanze tragiche e ancora poco chiare.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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