Il capitano dell'esercito americano Bob Hyde parte per la guerra in Vietnam e lascia a casa sua moglie Sally, una donna inquieta che non riesce a gestire la solitudine e si offre come infermiera nel centro riabilitativo dei reduci dal fronte che hanno riportato ferite invalidanti. Qui conosce e si innamora dell'ex soldato Luke Martin, rimasto paralizzato alle gambe e diventato fervente antimilitarista ed accanito sostenitore dell'immediato ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam. Ma il governo tiene d'occhio le azioni di Martin, le cui idee sono considerate "pericolose", e fa informare il capitano Hyde della relazione clandestina tra il sovversivo e sua moglie. Celebre dramma bellico sentimentale di Hal Ashby, che ebbe un grande successo di pubblico e critica alla sua uscita in patria, vinse molti premi importanti (tra cui quello per il miglior attore al Festival di Cannes, 3 Oscar e 2 Golden Globe) e contese fino all'ultimo la prestigiosa statuetta dorata per il miglior film a Il cacciatore (The Deer Hunter, 1978) di Michael Cimino, guarda caso un'altra opera sul Vietnam, ma di ben altro spessore. E' un film a suo modo importante essenzialmente per due motivi: fu una delle prime pellicole a schierarsi apertamente in modo serio e critico contro la "sporca guerra", e si avvale di due interpretazioni straordinarie (che fecero man bassa dei maggiori premi annuali) da parte di Jane Fonda e Jon Voight. Dato a Cesare quel che gli spetta, va anche detto chiaramente che trattasi di un film furbo, sdolcinato, progressista con ruffianeria, costruito ad arte per catturare facilmente le attenzioni del grande pubblico utilizzando le armi della retorica e del sentimentalismo. Non a caso i critici europei furono generalmente tiepidi nel giudicarlo (pur lodando apertamente le performance degli attori principali), mentre si esaltarono per quella tragica epopea dolorosa della sconfitta che è Il cacciatore (che invece in America fu da molti accusato di essere "reazionario"). Tutto questo è un segnale inequivocabile di come la ferita purulenta della guerra in Vietnam fosse troppo dolorosa e troppo imbarazzante per critici e intellettuali americani, che, in quei tempi, non riuscivano ad affrontare il tema se non con enorme disagio concettuale. Il sopravvalutato Tornando a casa vinse 3 Oscar (Voight, la Fonda e la migliore sceneggiatura originale) e Jon Voight, nel suo anno d'oro, si aggiudicò anche il Golden Globe e il premio festivaliero di Cannes.
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