lunedì 27 settembre 2021

Sindrome cinese (The China Syndrome, 1979) di James Bridges

All'interno della centrale nucleare di Ventana (Arizona), una giornalista d'assalto, Kimberly Wells, e il suo operatore, Richard Adams, assistono ad un incidente che viene controllato in extremis ma che svela gli enormi rischi connessi all'impianto, che potrebbero dar luogo ad una catastrofe immane. I due ardimentosi cronisti vogliono divulgare la notizia a livello nazionale, mentre le autorità cercano di far insabbiare tutto e minimizzare la questione come un banale imprevisto sotto controllo. Il capo della centrale operativa, il brillante ingegnere Jack Godell, è inizialmente schierato contro i due giornalisti, considerandoli come sedicenti opportunisti in cerca di uno scoop sensazionalistico. Ma di fronte a certi atteggiamenti dei suoi superiori inizia a provare dei dubbi e cerca di vedere le cose sotto una diversa prospettiva, che fino a quel momento gli era del tutto aliena. Veemente dramma d'impegno civile in cadenze di thriller ambientalista antinucleare di James Bridges, fedele alla consuetudine di numerose pellicole americane di quegli anni a base di contenuti socialmente impegnati e politicamente schierati in maniera netta. Probabilmente non è un caso che la protagonista femminile sia la star Jane Fonda (che all'epoca era molto popolare anche per le sue battaglie per l'ambiente che catturavano l'attenzione dei media), accompagnata da un grande fuoriclasse della recitazione come Jack Lemmon e da un giovane Michael Douglas (che ha anche prodotto il film), che si stava ritagliando il suo spazio come attore di primo piano, oltre ad essere già noto come abile produttore di successo e figlio del leggendario Kirk, stella immortale di Hollywood. Il tema del nucleare era molto sentito in quel periodo e divideva fortemente la politica, l'opinione pubblica ed il popolo in schieramenti opposti in maniera feroce, in un dibattito nel quale era difficile mantenere i toni bassi, visti i grandi rischi in gioco. Appena pochi giorni dopo l'uscita della pellicola nelle sale USA, avvenne il grave incidente della centrale di Three Mile Island (era il 28 marzo del 1979) in Pennsylvania e questo aumentò notevolmente il senso di isteria popolare rispetto al tema dell'energia atomica, amplificando anche il successo del film, che ottenne incassi eccellenti, al di sopra di ogni previsione, grazie alla felice idea di saper cavalcare il "cavallo giusto" nel momento giusto. E' un'opera indubbiamente importante e seria, ma un po' troppo turgida ideologicamente, un'arringa unilaterale a tesi che non lascia adito a dubbi, certa di ricevere il facile sostegno populistico. I suoi meriti maggiori sono nelle ottime interpretazioni di un cast in grande spolvero. Dopo il già citato incidente e, soprattutto, dopo il tristemente noto disastro di Chernobyl del 1986, furono in molti a tirare in ballo questo film, esaltandolo come opera saggiamente profetica. Quattro nomination agli Oscar (con due per gli attori: Lemmon e la Fonda) e premio per la migliore interpretazione maschile a Jack Lemmon al Festival di Cannes. Il titolo allude ad una catastrofica teoria secondo la quale, in caso di fusione del nocciolo di un reattore nucleare che avviene negli Stati Uniti, questo provocherebbe la liquefazione della crosta terrestre sottostante, scivolando "giù" fino alla Cina senza che niente riuscirebbe a fermarlo. Molto inquietante, molto suggestivo, ma scientificamente campato in aria, come tra l'altro chiaramente spiegato nel film stesso.
 
Voto:
voto: 3/5

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