All'inizio degli anni '80 una enorme astronave di provenienza sconosciuta si ferma nei cieli di Johannesburg, come bloccata da una qualche avaria, e rimane lì senza dare segnali di vita per molti giorni. Dopo una snervante attesa i militari inviano un convoglio per esplorarla e all'interno scoprono migliaia di esseri alieni stremati, sofferenti e denutriti. I visitatori (subito soprannominati "gamberoni" per il loro aspetto) vengono condotti a terra e ammassati in un fatiscente ghetto recintato, pieno di sporcizia, rifiuti e lerce baracche, che viene battezzato come Distretto 9. Vent'anni dopo gli ospiti indesiderati, maltrattati e vilipesi da tutti, sono ancora reclusi nella baraccopoli, si sono moltiplicati e organizzati ma continuano ad essere trattati come esseri immondi. Siccome l'intolleranza verso di loro aumenta costantemente, il governo studia un piano per trasferirli in un altro sito, molto più isolato e distante dalla città e mette a capo dell'operazione il raccomandato Wikus Van der Merwe, che cerca di stabilire un rapporto pacifico con le creature, che di fatto considera organismi inferiori, ma senza nutrire particolare animosità. Venuto per caso a contatto con una strana sostanza di origine aliena durante la perquisizione di una baracca nel distretto 9, Wikus inizia a sentirsi male, avverte strani sintomi e si rende conto che sta subendo una sorta di mutazione genetica. Questo bel film di fantascienza neozelandese, prodotto da Peter Jackson, scritto e diretto dal sudafricano Neill Blomkamp, è stato realizzato con un budget contenuto, ma con ottime idee e risultati visivamente straordinari, effetti speciali di notevole fattura e delle ambientazioni di grande impatto, uniche nel loro genere (gli alieni stipati nella baraccopoli come miserabili profughi era una cosa che, effettivamente, non avevamo mai visto prima). E' un'opera originale, importante, coraggiosa, indignata e politicamente impegnata, in cui il plot fantascientifico viene usato come spunto immaginifico per realizzare una tagliente metafora dell'apartheid. E' anche un'appassionante pellicola sci-fi, con delle ottime scene di azione, e che risulterà gradita (anche se straniante) ai classici appassionati del genere che non potranno non ammetterne lo spiazzante senso di novità. Ma, al di sotto della patina, questo è un rigoroso film di denuncia contro razzismo, discriminazioni, xenofobia, paura e odio nei confronti di chi ci appare diverso, tutti temi moralmente rilevanti e di grandissima attualità. Il parallelo tra gli alieni del film e la capitale questione dei migranti che "invadono" ogni giorno l'occidente ricco per scappare da guerre, carestie e miseria, è lampante e risulterà chiaro anche allo spettatore più distratto. Dal punto di vista estetico Blomkamp offre un saggio delle sue capacità, adottando uno stile vibrante e frenetico, quasi documentaristico e in presa diretta nella prima parte, immergendoci realisticamente (e brutalmente) nella dura realtà della baraccopoli aliena e nel clima di astio, insofferenza e violenza che si respira nei loro confronti da parte degli umani. Grazie ad una intelligente campagna pubblicitaria virale su internet, District 9 ha avuto subito una forte visibilità, suscitando la curiosità del pubblico e riscuotendo un meritato successo al box office mondiale. Ovviamente si è subito parlato di un sequel, ma il regista ha preferito prendere tempo, dedicarsi ad altri progetti e per ora non c'è ancora nulla di concreto. Ha avuto 4 candidature agli Oscar (tra cui quella prestigiosa di miglior film), raccogliendo elogi e consensi unanimi a tutte le latitudini. Quasi uno smacco alle costosissime produzioni hollywoodiane di fantascienza, che poi si rivelano un noioso accumulo di effetti speciali fasulli e fracassoni, con dietro contenuti esili, banali e fatti con il copia e incolla.
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