Nella Venezia di fine '500 l'ebreo Shylock è l'uomo più ricco della città e anche il più odiato, sia per la sua proverbiale avarizia, sia per il carattere spigoloso, sia per i pregiudizi antisemiti. Il giovane Bassanio, squattrinato e innamorato della bella Porzia, ragazza di nobile famiglia, chiede una grossa somma in denaro al suo caro amico Antonio, benestante armatore navale che però non possiede la liquidità necessaria, avendo investito quasi tutto in navi e merci. Bassanio ha bisogno dei soldi per poter competere con i ricchi corteggiatori di Porzia, suoi rivali. Deciso ad aiutarlo ad ogni costo, il generoso Antonio è costretto a chiedere un prestito al detestato Shylock che, per vendicarsi delle offese ricevute in passato, gli impone una condizione terribile: se l'intero importo non gli verrà restituito in tre mesi, egli pretenderà una intera libbra di carne da tagliare personalmente dal corpo di Antonio. Quando una terribile tempesta fa naufragare quasi tutte le sue navi, il destino di Antonio sembra segnato, anche perchè Shylock è impassibile alle tante richieste di clemenza che gli giungono da più parti e pretende la sua vendetta in carne e sangue. Ennesimo adattamento cinematografico, scritto e diretto da Michael Radford, della celebre opera teatrale omonima di William Shakespeare (in totale se ne contano ben 37 versioni tra pellicole per il cinema o per la televisione). La messa in scena de Il mercante di Venezia è sempre stata accompagnata da remore, controversie e timori per i suoi contenuti che mostrano senza mezzi termini l'odio viscerale tra "gentili" e "giudei", una questione che molti continuano ad avvertire come "pericolosa" dopo i tragici eventi della Shoah. Al di là di queste considerazioni, è evidente che si sta parlando di arte (e di livello eccelso) e di un periodo storico ben preciso in cui ciò che viene raccontato era all'ordine del giorno, e questo basta e avanza a sgomberare il campo da ogni possibile illazione faziosa. Radford, regista britannico eclettico e sensibile, sceglie la strada dell'adattamento fedele, mantenendo bassi i toni politici e puntando tutto sull'opulenza della ricostruzione scenografica, sulla sontuosità dei costumi, sul fascino delle ambientazioni, sulle atmosfere decadenti e sulla recitazione degli attori. Eccellenti i due protagonisti, Al Pacino e Jeremy Irons, che si affrontano (come i rispettivi personaggi) in una bella gara di recitazione, sgomitando per la palma del più bravo. Alla fine la spunta, ai punti, Al Pacino, che avrebbe sicuramente meritato una maggiore attenzione nella stagione dei premi cinematografici. Complessivamente però il film risulta un po' troppo accademico, lambiccato e artificioso, incerto nel finale, spesso indeciso se abbracciare totalmente una dimensione teatrale (ovvero basata sulla parola) o indulgere in quella cinematografica (affidandosi alle immagini). E' sicuramente un'opera di buon livello, anche se a volte un po' macchinosa. Le riprese si sono svolte nei luoghi reali, tra Venezia e la provincia di Vicenza.
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