Jerry Maguire è un procuratore sportivo cinico e rampante che viene improvvisamente colpito da una crisi di coscienza e decide di invertire la rotta, riducendo drasticamente il numero dei suoi clienti in modo da poter dedicare maggiore attenzione a ciascuno di loro. I suoi capi non apprezzano e lo licenziano in tronco. Jerry riparte da zero, con un solo cliente (un afroamericano campione di football) e una segretaria con figlio a carico che ha fiducia nelle sue capacità. Commedia sentimentale con sfumature drammatiche scritta e diretta da Cameron Crowe e costruita interamente sulle spalle del divo Tom Cruise, che qui appare al top del suo appeal, ma anche della sua logorrea. E' un film troppo lungo, verboso fino allo sfinimento, di patetica furbizia e di mielosa risoluzione finale: il tripudio del politicamente corretto hollywoodiano. Qualche situazione simpatica e qualche bel dialogo entrato nell'immaginario popolare non possono bastare a risollevare le sorti di una pellicola così esile e melliflua. Cruise puntava decisamente alla vittoria dell'Oscar con questo ruolo di immediata fascinazione popolare, ottenne la nomination (il film ne ebbe addirittura 5 complessive) ma dovette arrendersi di fronte alla grande prova di Geoffrey Rush, che lo vinse con Shine (1996). Un po' a sorpresa, e con una certa generosità, la statuetta al miglior attore non protagonista se l'aggiudicò Cuba Gooding Jr., che, con il suo personaggio di "spalla" del campione di football talentuoso e svitato, ruba spesso la scena a Cruise. A completamento del cast una Renée Zellweger quasi ornamentale. Il film riscosse un notevole successo di pubblico ed è ancora oggi la pellicola più conosciuta del regista, quella che gli garantì una discreta e momentanea notorietà internazionale. Due battute del film sono state inserite nell'elenco della "AFI's 100 Years...100 Movie Quotes", ovvero la classifica delle 100 frasi cinematografiche più celebri.
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