domenica 12 settembre 2021

Hitchcock (2012) di Sacha Gervasi

Nel 1960 Alfred Hitchcock è all'apice creativo e nel momento di massimo successo della sua carriera. Ha appena diretto Intrigo Internazionale (1959) e adesso vuole dedicarsi a qualcosa di diverso e di più stimolante. Il "mago del brivido" si è appassionato al romanzo "Psycho" di Robert Bloch, un thriller psicologico con venature horror ispirato ai delitti del serial killer americano Ed Gein, che negli anni '50 sconvolsero l'opinione pubblica per la loro brutale efferatezza. La Paramount rifiutò di produrre il film, ritenendolo troppo macabro e scioccante, ma Hitchcock, con l'aiuto e il sostegno della moglie Alma Reville, sua compagna e collaboratrice di grande carattere e pazienza, decise di produrselo da solo, inventandosi una serie di espedienti per ridurre al minimo i costi. Alla fine ebbe ragione lui: Psyco fu il suo maggior successo commerciale, sconvolse il pubblico di tutto il mondo e cambiò per sempre le regole del cinema horror, esplorando territori in cui mai nessuno si era avventurato prima con analoga potenza espressiva e fascinazione oscura. Adattando il saggio "Come Hitchcock ha realizzato Psycho" di Stephen Rebello, l'inglese Sacha Gervasi ha realizzato un interessante dramma biografico, imperdibile per i cinefili e per gli appassionati di cinema per il numero di informazioni, aneddoti e fatti (spesso romanzati ma sempre gustosi) che riguardano il geniale re della suspense, il suo rapporto con la moglie Alma (la sua spalla forte, sempre lontana dalla luce dei riflettori ma essenziale per la sua carriera) e con le sue amate attrici bionde e i dietro le quinte della lavorazione di un capolavoro senza tempo. Non tutto funziona alla perfezione perchè il film di Gervasi è troppo breve e a volte troppo superficiale per approfondire degnamente i tanti temi meritevoli di attenzione, che probabilmente avrebbero dovuto essere oggetto di un focus maggiore e di una analisi più sottile. Ma, se lo si accetta come un ripasso veloce, vale ampiamente la visione. Il regista sceglie di mettere al centro della storia il rapporto privato tra Hitch e Alma, mostrandone l'andamento altalenante fatto di affetto, incomprensioni, liti, gelosie e riconciliazioni, ma sempre sotto l'egida di reciproco rispetto, ammirevole comprensione (specialmente da parte muliebre) e ironica complicità di lungo corso. Quello di Alma è sicuramente il personaggio più riuscito della pellicola, anche grazie alla solida interpretazione di gran classe di Helen Mirren, capace di mettere in ombra persino un gigante della recitazione come Anthony Hopkins, che, con tutto il trucco prostetico addosso per renderlo somigliante al Maestro del thriller, appare talvolta a disagio nei movimenti e nelle espressioni. Un altro aspetto fondamentale è quello del leggendario rapporto tra Hitchcock e le "sue" attrici. E' cosa nota che il regista adorasse le bionde, e per questo tutte le sue mitiche protagoniste sono sempre state bionde e bellissime, e che spesso facessero perdere la testa al Maestro, provocandogli uno sbandamento emotivo che lui poi riproduceva magnificamente sullo schermo, utilizzando la macchina da presa per esplorarne la sensualità con immaginifico voyeurismo espressivo. Nel sottotesto Gervasi inserisce l'approccio romantico e fanciullesco di Hitchcock verso il suo cinema e le sue attrici, evidenziando come le pulsioni sessuali represse nei confronti delle bionde "oggetto" del (suo) desiderio, si siano rivelate essenziali per alimentare il suo mondo creativo, per stimolare la sua carica inventiva, traducendosi, di fatto, nel cinema magnifico e memorabile che ci ha saputo regalare. E anche di come questo atto artistico creativo abbia agito come valvola di sfogo di queste pulsioni, riuscendo momentaneamente a placare (e quindi a controllare pubblicamente) gli ardori erotici hitchcockiani, rispedendoli nel profondo del suo labirintico inconscio. Meno riusciti gli inserti di natura ossessiva in cui Hitch si sente tormentato dal "fantasma" di Ed Gein, probabilmente da identificare con personali e vaghi sensi di colpa o insicurezze. Il cast imponente è completato da nomi come Scarlett Johansson (Janet Leigh, indimenticabile protagonista della scena della doccia), Jessica Biel (Vera Miles), Toni Collette, Danny Huston e Michael Stuhlbarg. Un po' strana la scelta di cancellare del tutto il personaggio di Patricia, figlia di Hitchcock e di Alma, e presente anche nel cast di Psyco in un ruolo secondario.
 
Voto:
voto: 3/5

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