martedì 7 settembre 2021

Diaz - Don't Clean Up This Blood (2012) di Daniele Vicari

Genova, 21 luglio 2001, durante lo svolgimento del G8 e la protesta pubblica dei "no-global". Dopo i tragici scontri di piazza del giorno prima tra i manifestanti e la polizia, in cui il giovane Carlo Guliani ha perso la vita, la tensione per le strade di Genova è altissima. La città sembra sull'orlo di un conflitto civile e si temono altre vittime. Luca, giornalista bolognese, arriva nel capoluogo ligure per documentare gli eventi. Il suo destino s'intreccia con quello di tanti altri ragazzi, tra cui un organizzatore di social forum, un manager francese venuto a seguire un seminario, un pacifico sindacalista, una facinorosa anarchica tedesca, una coppia di turisti che cerca soltanto un luogo economico dove dormire. Tutti questi, e molti altri, si ritrovano a trascorrere la notte nella scuola Diaz, temporaneamente adibita a mo' di ostello. Ma non possono immaginare che la celere ha organizzato una retata punitiva che si trasformerà in un massacro e darà origine ad una orribile notte di sangue e di violenze, la maggior parte delle quali gratuite, ingiustificabili e mosse da puro sadismo. Era quasi inevitabile che venisse realizzato un film sui fattacci vergognosi del G8 di Genova, così come era inevitabile che la sua uscita venisse accompagnata da timori, polemiche e posizioni ideologicamente inconciliabili. Fin dalla imperiosa tagline stampata sui manifesti e pronunciata a suo tempo da Amnesty International ("La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale"), l'intento del regista reatino Daniele Vicari era palesemente evidente: realizzare un'aspra opera di denuncia politico sociale e di ferma condanna contro gli abusi, i pestaggi, gli insulti, i maltrattamenti, le umiliazioni e le torture commesse dalla polizia per puro spirito di insana "vendetta" indiscriminata ai danni di molti giovani innocenti, sia durante l'efferata irruzione nella scuola Diaz, sia nelle ore successive all'interno della caserma di Bolzaneto. Il tragico bilancio di quella notte di follia furono 93 arresti e 87 feriti, e tutti denunciarono le sevizie subite, facendo aprire il lungo processo giudiziario che alla fine porterà alla condanna di 71 esponenti delle forze dell'ordine. Tutte le testimonianze sono state concordi sul fatto che solo per un colpo di fortuna non ci sono state altre vittime durante la notte di sangue. Muovendosi sulla nobile scia della tradizione del nostro grande cinema d'impegno civile, Daniele Vicari realizza un film eccellente, impegnato, indignato, importante, necessario, moralmente ineccepibile ed estremamente lucido nella sua tagliente requisitoria. Dopo un meticoloso e lungo studio degli atti processuali per massimizzare il realismo e la veridicità del racconto, la produzione ha deciso di girare la pellicola in Romania con un ingente numero di comparse, attori e tecnici, riuscendo a garantire una messa in scena di forte resa espressiva e di cruda atmosfera, rendendo lo spettatore emotivamente partecipe dei terribili eventi, fino a scioccarlo nel profondo. Le strumentali accuse rivolte da taluni all'autore di parteggiare per i delinquenti e di fomentare pericolosi sentimenti rivoluzionari o tendenze anarchiche contro le istituzioni e la giustizia, sono assolutamente fuori luogo, probabilmente dettate o dalla coscienza sporca o dalla malafede o dal vassallaggio politico. Vicari dimostra di avere le idee molto chiare, conferisce al film una precisa chiave di lettura politica che cerca di essere quanto più possibile equanime: ovviamente attacca senza mezzi termini l'operato disumano dei poliziotti ma, nella parte iniziale, mostra allo stesso modo le scellerate azioni di devastazione dei famigerati "Black Block", dipingendoli chiaramente come teppisti e criminali e non assolvendoli in alcun modo dietro l'ipocrisia della libertà di espressione e di dissenso. In un film privo di grandi stelle ma con degli ottimi attori come Claudio Santamaria, Elio Germano, Mattia Sbragia, Jennifer Ulrich e Francesco Acquaroli, si riesce a centrare perfettamente l'obiettivo della inflessibile condanna verso tutti i fanatismi ideologici repressivi, autoritari e reazionari che giustificano l'esercizio della violenza e la violazione dei diritti umani in nome della giustizia. Forse le uniche lacune più evidenti dell'opera sono la mancata contestualizzazione dello scenario politico in cui tutto questo avvenne (il governo di destra presieduto da Berlusconi) e la (grave) "dimenticanza" dei nomi dei politici coinvolti nella vicenda nell'elenco che compare sui titoli di coda. E' un film da vedere e da far vedere a chi non fosse a conoscenza di questi incresciosi eventi, perchè il sangue dell'infamia non venga mai ripulito.
 
Voto:
voto: 4/5

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