martedì 21 settembre 2021

La macchia umana (The Human Stain, 2003) di Robert Benton

Coleman Sirk, insigne docente di letteratura del New England e stimato intellettuale, sposato e con figli, viene travolto da false accuse di razzismo che ne mettono a rischio la carriera e la reputazione. Dopo la morte della moglie, l'uomo entra in crisi e si getta a capofitto in una relazione passionale con la procace Faunia, una ragazza proletaria molto più giovane di lui. L'incontro con uno scrittore di grande sensibilità, a cui Coleman chiede di scrivere le sue memorie, gli fa riaffiorare un segreto del suo passato di cui non ha mai parlato a nessuno. Cupo dramma sociale di Robert Benton, tratto dal romanzo omonimo di Philip Roth, scritto da Nicholas Meyer e forte di un cast di grandi attori, tra cui Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris e Gary Sinise. E' un film dai toni freddi e dal ritmo compassato, un amaro ritratto della società americana attraverso epoche diverse (la storia procede tra presente e passato per mezzo di una serie di flashback), di cui vengono mostrati il razzismo atavico, il perbenismo ipocrita, le contraddizioni interne e la difficoltà di far coesistere il suo magmatico calderone di etnie e culture differenti. Temi importanti e sempre attualissimi, che però vengono affrontati con turgido effettismo e con accademica ampollosità, senza mai riuscire a scalfire in profondità la questione, ma soffermandosi superficialmente alla patina. Le fragilità di una sceneggiatura incerta e pavida si riflettono sulla messa in scena, dando la costante sensazione di un film bloccato in una costante impasse ideologica. Il protagonista, che incarna il mito americano del self-made man, è l'emblema di una crisi interiore profonda, che è culturale, identitaria e collettiva, ma la riflessione critica ad essa sottesa non riesce mai a mordere realmente, e rimane quasi congelata in una stanca inerzia. Nel cast il più bravo è Gary Sinise (il cui personaggio di Nathan Zuckerman rappresenta, nel romanzo, l'alter ego dello scrittore Philip Roth), che riesce a mettere in ombra sia Hopkins sia la Kidman grazie ad una interpretazione di toccante intensità. La Kidman è troppo bella e troppo "perfettina" per risultare credibile in questo ruolo (una bidella di scarsa cultura vessata da un marito geloso e violento), per il quale sarebbe andata meglio un'attrice dall'aspetto più sgualcito.

Voto:
voto: 2,5/5

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