mercoledì 15 settembre 2021

Grindhouse - A prova di morte (Death Proof, 2007) di Quentin Tarantino

Tre amiche per la pelle (Jungle Julia, Shanna e Arlene) trascorrono le notti texane nei night club, all'insegna del puro divertimento trasgressivo, tra alcool, spinelli, risate, musica e approcci disinibiti. Ma le ragazze non sanno di essere state puntate da Stuntman Mike, uno psicopatico misogino che, dopo i lunghi trascorsi da stuntman nel mondo del cinema, si è ritirato a vita privata, ma ha conservato la passione per il metallo veloce. Mike ha attrezzato la sua auto, una Chevrolet Nova SS, come quelle che si usano nei film per girare le scene degli incidenti, rinforzandone gli interni in modo da renderla "a prova di morte". In realtà solo il posto del guidatore è protetto, mentre quello del passeggero è totalmente esposto. Grazie al suo fascino, alla sua parlantina e ai suoi trascorsi nel cinema, l'uomo riesce facilmente a convincere qualche ragazza a salire sulla sua auto per provare il brivido di un giro ad alta velocità. Una volta trovata la giusta preda, la uccide guidando in modo spericolato nella sua trappola di lamiere. Questo stravagante slasher on the road di Quentin Tarantino era stato pensato come parte di un progetto più ampio, realizzato insieme all'amico Robert Rodriguez, e costituito da due film (Death Proof diretto da lui e Planet Terror diretto da Rodriguez) più 4 trailer fasulli di pellicole inesistenti. Il titolo del progetto era Grindhouse, in omaggio alle vecchie sale "underground" americane, dove, negli anni '60 e '70, venivano proiettati in sequenza feroci B-movies di basso costo e scadente qualità tecnica, con contenuti a base di violenza e sesso. Era quasi inevitabile che un regista come Tarantino, che ha costruito carriera e fama sulla rivisitazione del così detto cinema "basso" in modo da renderlo di grande appeal grazie allo stile sontuoso e alla ricchezza di invenzioni, si dedicasse prima o poi ad un'opera nostalgica e citazionista come Grindhouse. Peccato però che il risultato non sia all'altezza nè delle ambizioni nè delle aspettative, in qualunque forma o versione lo si voglia considerare. Dopo il grande flop di pubblico e critica all'uscita in sala, i due film sono stati divisi e distribuiti di nuovo in maniera indipendente, ottenendo così la variante singola di Death Proof che dura 114 minuti, allungati a 127 nella più lunga release europea. E' una pellicola altalenante tra momenti molto riusciti e fasi di stanca, giri a vuoto, dialoghi sciocchi, sterili ridondanze, sensazioni di deja-vu. Nel cast quasi tutto al femminile compaiono Rosario Dawson, Vanessa Ferlito, Rose McGowan, Sydney Tamiia Poitier, Mary Elizabeth Winstead e la stuntgirl Zoë Bell (fedelissima di Tarantino) per l'occasione "promossa" ad attrice. Da ricordare obbligatoriamente un Kurt Russell sornione e inquietante nel ruolo di Stuntman Mike. Già nel secondo capitolo di Kill Bill si erano notati segnali di cedimento rispetto agli standard elevatissimi dell'autore, che si sono ulteriormente amplificati in questa nuova storia di vendetta al femminile, discontinua, molto "tarantiniana" ma meno ispirata del solito. E' il meno brillante tra i lungometraggi del regista originario del Tennessee.
 
Voto:
voto: 3/5

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