lunedì 14 giugno 2021

Adua e le compagne (1960) di Antonio Pietrangeli

Con l'approvazione della Legge Merlin (settembre 1958) che sancì la definitiva chiusura delle case di tolleranza in Italia, le prostitute Adua, Milly, Lolita e Marilina si ritrovano disoccupate. Con l'aiuto del viscido Ercoli si aprono una trattoria in periferia, come attività di copertura per continuare ad esercitare il "mestiere". L'uomo senza scrupoli pretende in cambio una lauta "provvigione" mensile, chiamandola "affitto". Gli affari vanno a gonfie vele e le donne iniziano a prendere coscienza della loro condizione di sfruttate, decidono così di ribellarsi al protettore, che campa alle loro spalle, e di cacciarlo via senza dargli una lira. Ma la vendetta non tarderà ad arrivare. Potente dramma di denuncia sociale di Antonio Pietrangeli sulla questione "spinosa" dello sfruttamento della prostituzione e sull'inevitabile dibattito etico sollevato dalla Legge Merlin, valida ancora oggi ed eterna fonte di polemiche e controversie in cui tutte la parti sembrano avere una parte di ragione. Pietrangeli è un autore disincantato e profondo, con una visione amaramente pessimista della società italiana e della natura umana in generale, la cui filmografia è stata sempre contraddistinta da estrema attenzione e sensibilità verso l'universo femminile, con un atteggiamento che mescola l'identificazione psicologica, la messa a fuoco dell'animo, la vicinanza emotiva ed il postumo "risarcimento" morale. Nel cinema dell'autore romano troviamo una straordinaria galleria di donne di svariato aspetto e carattere: forti, fragili, ingenue, depresse, svampite, deluse, ciniche, calpestate. Ciò che le accomuna tutte sono il sapiente disegno psicologico e la contrapposizione con un mondo maschile ostile, brutale, infantile e quasi sempre pericoloso. Pietrangeli è senza dubbio uno dei registi italiani più attenti e partecipi alla questione dell'emancipazione femminile ed alla rivendicazione dei loro diritti, militante indefesso contro la misoginia dominante nella sottocultura arcaica del nostro paese e spesso addirittura lungimirante nella capacità di decifrare (o anticipare) gli umori sociali e i cambiamenti di costume. E questo film indignato e sincero, ribollente di solidarietà per Adua e le sue compagne, non fa eccezione, anzi rispetto ad altri della filmografia dell'autore sembra maggiormente carico di spirito ribelle da un lato e di doloroso pessimismo dall'altro, perchè il regista è tanto solidale con le "sue" donne, quanto disilluso verso le reali possibilità di un cambiamento proficuo e immediato nella mentalità collettiva. Scritto da Pietrangeli insieme al trio di eccellenze Ruggero Maccari, Ettore Scola e Tullio Pinelli, quest'opera è un inno alla resilienza delle donne ed un sommesso lamento amaro contro le ingiustizie, le prevaricazioni o l'ignavia della mentalità maschilista, frutto di un retaggio atavico in cui anche la Chiesa ha fatto la sua parte. Il finale tragico è l'emblema perfetto del cinema dell'autore, incline alla critica malinconica ed alla lettura problematica dei fenomeni del suo tempo, in anni in cui il paese era attraversato da una ventata di ingenuo ottimismo per il "miracolo" del boom economico. Ma i grandi autori più attenti come Pasolini, Fellini, Visconti o Antonioni avevano già percepito da tempo la medesima pessimistica sintonia e nelle loro opere già parlavano ampiamente della crisi esistenziale profonda, intimamente connessa con questa apparente evoluzione sociale (e in tal senso l'anno 1960 è stato cruciale per i capolavori usciti in sala ascrivibili in questa tendenza). Nel grande cast, che annovera Simone Signoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva, Gina Rovere, Claudio Gora e Marcello Mastroianni, le più brave sono le attici francesi. I punti deboli di quest'opera giusta e importante sono l'accumulo ridondante di sequenze simili, rivolte alla medesima denuncia morale, ed un certo turgore narrativo nella parte finale, che si traduce in una requisitoria con troppa enfasi. Una maggiore asciuttezza avrebbe giovato e avrebbe reso il film ancora più tagliente e sconsolante.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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