mercoledì 9 giugno 2021

Beau Geste (1939) di William A. Wellman

I fratelli Geste (Beau, John e Digby), appartenenti ad una nobile casata ormai decaduta e in grave difficoltà economica, decidono di arruolarsi nella legione straniera e partire per l'Africa, nel tentativo di racimolare il denaro necessario a impedire che l'antica residenza di famiglia venga svenduta all'asta. Su di loro grava anche il sospetto della sparizione di un prezioso gioiello, chiamato "Acqua Blu", di proprietà di Lady Brandon, la nobildonna che li ha adottati da bambini, e ciascuno dei fratelli sospetta che il colpevole possa essere uno degli altri due. Giunti in Africa subiscono le angherie del crudele sergente Markoff, un despota senza scrupoli che cerca di dividere i tre fratelli per capire chi tra loro possiede il gioiello e impossessarsene. Stanchi dei soprusi e delle ingiustizie subite, i fratelli Geste organizzano una rivolta contro Markoff e vengono condannati per insubordinazione, ma in quel momento la loro guarnigione subisce l'attacco dei tuareg. Celeberrimo dramma avventuroso di William A. Wellman, tratto dal libro "Un dramma nel Sahara" di Percival Christopher Wren, già portato sul grande schermo nel 1926 da Herbert Brenon. E' uno dei più famosi (e dei migliori) tra i titoli dedicati al così detto genere "coloniale" sulla legione straniera, in cadenze di affresco mitologico d'avventura con toni da romanzo epico, in bilico tra lirismo tragico e documento storico. I personaggi (dal taciturno protagonista di Gary Cooper allo spietato sergente di Brian Donlevy) sono pervasi da un'aura romantica di dimensione mitica, in contrasto con l'audace spessore drammatico di alcune sequenze (assolutamente inusuale per i tempi), che colpirono molto la fantasia del pubblico: vedi il prologo con la scoperta del fortino pieno di cadaveri o la memorabile scena (che ha poi influenzato tanto cinema successivo) dell'assedio tuareg con il trucco, macabro e ingegnoso, di utilizzare i soldati morti appoggiati alle feritoie per ingannare i nemici beduini sul numero reale delle forze difensive in campo. Nel suo gioco di flashback il film mescola i toni e attraversa i generi, sfumandoli abilmente con un coraggio stilistico che, da un lato, lo ha reso un grande classico e, dall'altro, lo mantiene ancora oggi incredibilmente "moderno". Così si passa dal genere militare esotico alle atmosfere da noir, dall'intrigo poliziesco al dramma familiare, con ambientazioni dissonanti che svariano dalle campagne inglesi alle austere residenze nobiliari, fino alle tribù beduine del deserto del Sahara. E non di meno vanno menzionate le diverse riflessioni morali su temi quali amore fraterno, eroismo, senso dell'onore, cupidigia, ambizione e malvagità. E' proprio quest'ultima il filo conduttore principale della vicenda, che tiene insieme le diverse anime del film: malvagità intesa non solo come connotazione ancestrale della natura umana, ma anche come beffarda sintesi dell'azione del destino, che infrange miseramente gli idealismi giovanili e le nobili pulsioni contro il muro freddo e implacabile della realtà, in cui lo scarto tra teoria e pratica si palesa in tutta la sua dolorosa dimensione tragica. Sotto questo aspetto il film di Wellman riesce addirittura a superare il romanzo ispiratore, mescolando l'eroismo nobile e il romanticismo malinconico di un grande "poema" avventuroso cavalleresco con un cupo apologo sull'inevitabile fallimento di questi ideali, in una fertile commistione tra retorica e anti-retorica, le luci della gloria valorosa e le ombre della sconfitta, della morte, della miseria umana. Oltre a questa pellicola e alla già citata prima istanza del 1926 di Herbert Brenon, Beau Geste ha avuto altre due vesioni: una, pessima, del 1966 di Douglas Heyes e una parodia di Marty Feldman del 1977 intitolata Io, Beau Geste e la legione straniera. Da citare ancora, nel grande cast di stelle, oltre ai già detti Cooper e Donlevy, i bravissimi Ray Milland, Robert Preston e Susan Hayward.  

Voto:
voto: 4,5/5

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