lunedì 14 giugno 2021

Maccheroni (1985) di Ettore Scola

Robert Traven, manager sessantenne americano, ritorna a Napoli dopo 40 anni per motivi di lavoro. L'uomo aveva già trascorso del tempo nella città partenopea durante la guerra, quando vi sbarcò da giovane soldato, vivendo anche una fugace storia d'amore con una certa Maria. Intervistato in televisione, Robert viene riconosciuto dai familiari di Maria, in particolare dal fratello Antonio, un impiegato romantico sognatore che negli anni ne ha quasi idealizzato la figura. Antonio gli si presenta a sorpresa, ma viene accolto con freddezza dal brusco Robert, che sembra non ricordare nulla nè di lui nè degli eventi del passato, provocando così la delusione dell'uomo. Incuriosito e pentito, l'americano riprende contatto con Antonio, inizia a recuperare i dolci ricordi di gioventù del bel periodo passato a Napoli e viene accolto con grande affetto e ospitalità dalla famiglia napoletana, anche dalla vecchia fiamma Maria che adesso è diventata mamma e nonna. Commosso dalla semplice e cordiale umanità di queste persone che lui aveva dimenticato, Robert si lascia nuovamente sedurre dalla "magia" di Napoli ed inizia a riflettere su quanto sia squallida la sua vita, dedicata esclusivamente al lavoro e alla smania del profitto. Commedia dolce-amara di Scola costruita sul fascino evocativo delle ambientazioni napoletane (splendide, naturalmente "teatrali", ma un po' troppo da "cartolina") e sul carisma di due fuoriclasse della recitazione come Marcello Mastroianni e Jack Lemmon, come sempre sopraffini e impeccabili, il cui lungo duetto merita, già da solo, la visione della pellicola. Nel suo mix di sorriso e tristezza, comico e tragico, tenerezza e malinconia, passione e dramma, è una storia nostalgica (e flebile) di amicizia virile che si erge ad elegia (un po' troppo semplicistica) della napoletanità, come emblema di recupero di una vita semplice, pura, scanzonata e appassionata, basata sui legami affettivi e sui valori umani di "una volta", in un messaggio fin troppo edificante nella sua retorica a buon mercato. Il contrasto tra il pragmatismo americano e l'allegro romanticismo napoletano è convenzionale, denso di stereotipi e peraltro già visto mille volte sul grande schermo, declinato in tutte le salse possibili e immaginabili. Da segnalare le belle musiche di Armando Trovajoli e l'incisiva performance di una smagliante Daria Nicolodi, nel ruolo di una segretaria tenera e confusa, innamorata del suo principale. Da preferire sicuramente la versione originale bilingue, in cui Lemmon (non doppiato) parla in inglese e in un improbabile "italiano" smozzicato, in modo da apprezzare appieno la performance del grande attore. Molto bello il finale sospeso, in attesa del "miracolo", un toccante e riuscito omaggio allo spirito di Napoli. 
 
Voto:
voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento