lunedì 21 giugno 2021

Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada

Nella Pavia degli anni '30 Carmine De Carmine, umile impiegato comunale, sogna di fare un piccolo miglioramento nella scala sociale comprando un cappotto nuovo, perchè il suo, logoro e malmesso, gli fa fare una pessima figura. Un giorno gli capita il colpo di fortuna che aspettava da tempo: assiste per caso alla conversazione di due imprenditori che parlano di maneggi e tangenti e il segretario comunale, per timore che Carmine possa farne parola con qualcuno, gli fa avere un anticipo con cui questi può finalmente comprare un cappotto nuovo con il collo di pelliccia. Alla festa di Capodanno, in mezzo a colleghi e superiori, Carmine si pavoneggia ed esibisce il suo cappotto come un trofeo, il simbolo della sua rivalsa sociale. Ma un brutto scherzo del destino lo attende. Adattando un racconto di Nikolaj Gogol, Alberto Lattuada ha realizzato il suo film migliore, un malinconico dramma pervaso da tenera poesia e soffuso lirismo, in cui umorismo, surrealismo, tragedia, satira, grottesco e fantastico si fondono in una dimensione di toccante suggestione, che ruota intorno all'osservazione intimistica del paesaggio (una Pavia notturna di grande fascino simbolico) e ad un intenso protagonista interpretato con commovente adesione da uno strepitoso Renato Rascel, che rivela un inaspettato talento anche nei ruoli drammatici. Pur discostandosi dai modelli neorealistici e attenuando i toni melodrammatici del racconto ispiratore, il film si mantiene fedele ad una concezione naturalistica nella sua vibrante elegia degli umili, contaminandola con scarti di fantasia superiore, con delicata ironia e con un afflato tragico di potenza universale. Non a caso il film ebbe un grande successo di pubblico e critica sia in Italia che all'estero, con alcuni accostamenti (un bel po' esagerati) tra Rascel e Chaplin. Cullò per diversi giorni l'idea di un premio importante al Festival di Cannes del '52, dove ricevette applausi a scena aperta, ma poi rimase sorprendentemente a bocca asciutta. Nel 1995 è stato restaurato con un eccellente lavoro tecnico, recuperando la bellezza originale della fotografia in bianco e nero di Mario Montuori, ed è attualmente reperibile in una completa edizione per l'home video che consta anche di scene inedite, varie interviste d'epoca al cast e alla crew e persino un libretto cartaceo di commento, con analogie e differenze rispetto al libro di Gogol.
 
Voto:
voto: 4/5

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