giovedì 17 giugno 2021

Brancaleone alle Crociate (1970) di Mario Monicelli

Brancaleone da Norcia è in viaggio verso la Terra Santa alla conquista del Santo Sepolcro, in sella al fedele ronzino Aquilante e alla guida della solita masnada di straccioni. Attaccato dalle truppe dell'antipapa Clemente, perde tutti i suoi compagni, sopravvive per un colpo di fortuna e, umiliato, invoca l'Angelo della Morte, salvo poi pentirsene subito quando questi gli appare davvero. Grazie al suo eloquio ottiene una proroga sulla data di morte e riparte per le sue avventure: salva un pargolo figlio di re e lo prende con sè per riportarlo al padre, partito per le Crociate. Evita il rogo ad una strega condannata a morte, accoglie con sè un lebbroso, ricompone la sua cricca di manigoldi, si offre in scorta al Papa Gregorio e giunge alfine in Gerusalemme, dove riconsegna il bimbo al padre, che lo nomina barone per riconoscenza e per necessità. Dopo aver scoperto la vera identità del lebbroso, il nostro simpatico "eroe" perde una disfida contro il saraceno Turone e si ritrova a vagare da solo nel deserto. Qui però ricompare l'Angelo della Morte per saldare i conti con Brancaleone. Dopo lo strepitoso successo di pubblico e critica de L'armata Brancaleone (1966), che divenne rapidamente un autentico fenomeno popolare di quegli anni, per i suoi personaggi comicamente strampalati, il suo linguaggio esilarante e la celebre marcetta musicale di Carlo Rustichelli, era quasi inevitabile che ne venisse realizzato un seguito. Squadra che vince non si cambia e quindi ecco di nuovo Mario Monicelli al timone, Age & Scarpelli alla scrittura (insieme al regista) ed il formidabile mattatore protagonista Vittorio Gassman nei panni di Brancaleone, principe dei cialtroni, accompagnato da un cast differente rispetto al primo capitolo, ma ugualmente sontuoso, con Adolfo Celi, Gigi Proietti, Paolo Villaggio, Lino Toffolo e Stefania Sandrelli. E' un sequel di tutto rispetto, divertentissimo, carico di situazioni demenziali-avventurose, di fascino esotico, di colori sgargianti, di invenzioni irresistibili, di impagabile buffoneria canagliesca. Ripropone pedissequamente gli elementi cardine del primo film (il linguaggio latino-maccheronico, i personaggi stralunati, le musiche di Rustichelli e le situazioni grottesche) e cerca di ravvivarle con un ritmo più serrato, un numero più variegato di ambientazioni ed una maggiore spettacolarità effettistica. In parte ci riesce, ma a tratti emerge anche un senso di déjà vu e la sensazione di una minore purezza di ispirazione. Ebbe un ottimo successo di pubblico, ma nettamente inferiore rispetto al film del '66, pur vantando molti estimatori anche tra critici e intellettuali, alcuni dei quali lo ritengono (a mio avviso molto forzatamente) addirittura superiore all'originale. Monicelli riconferma la magia corrosiva del suo tocco inconfondibile, maestro assoluto nel miscelare con perfido sarcasmo avventura, azione, esoterismo, comicità e buffoneria in questa goliardica favola farsesca, ambientata in un Medioevo fanta-storico di paradossale suggestione. Il grande Gigi Proietti interpreta tre ruoli diversi: Pattume, Colombino e la Morte (irriconoscibile sotto il macabro travestimento). In numerose interviste il regista Monicelli ha sempre smentito che l'apparizione della Morte fosse un omaggio al capolavoro di Bergman Il settimo sigillo, come da molti inevitabilmente pensato dopo aver visto il film. Col suo solito stile canzonatorio il grande autore si divertì a far notare come la figura dell'Angelo della Morte fosse tipica dell'iconografia medioevale, utilizzata in decine di opere letterarie, pittoriche, teatrali e cinematografiche.

Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento