martedì 29 giugno 2021

Un ragazzo di Calabria (1987) di Luigi Comencini

Mimì, tredicenne che vive in un piccolo paese rurale del sud della Calabria, ha il passo del podista, il cuore che vola alto e il sogno di diventare un grande maratoneta. Cresciuto in un ambiente gretto e arretrato, è incompreso dal padre rude che vorrebbe farlo studiare per ottenere un lavoro sicuro e riscattare la loro miseria. La madre, gentile e affettuosa, lo sostiene di nascosto ma non ha il coraggio di affrontare le ire del marito. Mimì trova un valido alleato in Felice, autista di autobus, zoppo e malandato, emarginato da tutti per le sue idee comuniste e il suo carattere schivo. L'uomo rivede nel ragazzino l'entusiasmo che lui stesso provava da bambino e intende aiutarlo a raggiungere le proprie aspirazioni sportive, così da riscattare anche la sua stessa vita di delusioni e fallimenti. Felice ne scorge il talento, ne ammira la passione e inizia ad allenarlo, ma il padre padrone non è d'accordo. Intenso dramma sportivo di Luigi Comencini, liberamente ispirato alla storia di Francesco Panetta, mezzofondista calabrese che nel 1987 vinse l'oro ai mondiali di Roma sui "3000 metri siepi", la disciplina in cui ha ottenuto grandi risultati sportivi a livello internazionale nel periodo a cavallo tra gli anni '80 e '90. E' un film di luci e ombre: forte di un'ambientazione pregnante nella Calabria contadina degli anni '60, egregiamente raffigurata nei suoi ancestrali contrasti tra bellezza e ferocia, ed egregiamente interpretato da un cast di grande livello, in cui svetta uno strepitoso Gian Maria Volonté, premiato al Festival di Venezia con il Premio Pasinetti al miglior attore. Accanto a lui segnaliamo anche Diego Abatantuono, Thérèse Liotard e il giovanissimo Santo Polimeno, l'autentica sorpresa della pellicola, che riconferma il talento innato dell'autore nel lavorare con gli attori bambini, traendone sempre la massima resa in termini di espressività e spontaneità. Peccato però che l'opera venga complessivamente inficiata da una messa in scena che ricorda quella degli sceneggiati televisivi e da una narrazione generalmente didascalica, con picchi di enfasi retorica nei momenti decorosamente celebrativi. Il cuore pulsante del film è nel rapporto intimo e profondo che si instaura tra Mimì e Felice (soprattutto grazie alla bravura di Volonté) e nella suggestione evocativa delle scene di corsa, con il ragazzo scalzo, libero e leggero, immerso nell'aspro incanto della natura calabrese.
 
Voto:
voto: 3/5

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