mercoledì 9 giugno 2021

Il tamburo di latta (Die Blechtrommel, 1979) di Volker Schlöndorff

Dal romanzo omonimo del premio Nobel per la letteratura Günter Grass. Oskar, bambino precoce e anomalo, nasce a Danzica nel 1924 da padre tedesco, Alfred, e da una madre "vivace", Agnès, che ha una relazione segreta con suo cugino Jan, che potrebbe essere il vero padre del piccolo. Disgustato dal mondo degli adulti, Oskar decide di non crescere più al suo terzo compleanno e la cosa provoca lo sconcerto dei familiari e dei medici, che non riescono a spiegarsi il fenomeno. Il bambino, cinico e irriverente, scopre di avere due doti: una voce stridula capace di rompere i vetri e un tamburo di latta (da cui non si separa mai) col cui suono riesce a spaventare la gente. Oskar attraversa i grandi eventi della storia (il nazismo, la seconda guerra mondiale e l'invasione sovietica della Polonia), provoca indirettamente la morte dei suoi e, nel 1945, decide di ricominciare a crescere, seppellendo il suo tamburo. Ma anche da adulto sarà sempre una persona "speciale". Curiosa farsa tragicomica di Volker Schlöndorff, che ripercorre (guardandole "dal basso") le atrocità storiche della seconda metà del '900 sotto forma di parodia grottesca, con notevoli inserti visionari, qualche caduta di stile, una messa in scena fieramente barocca ed un'anima impertinente che oscilla tra un sarcasmo onirico di pregevole fattura ed un tono trucemente sardonico a tratti artificioso. Il senso metaforico dell'operazione è, ovviamente, il rifiuto dell'orrore, rifugiandosi in una distorsione surreale che è, simultaneamente, grido di rabbia, estraniamento infantile e surreale difesa psicologica. Lo spirito dell'opera è ambizioso e anticonformista, per quanto l'accostamento tra parodia e nazismo sia stato già visto altre volte sul grande schermo (e con risultati straordinari come quelli di Chaplin o di Lubitsch), ma il risultato è altalenante e il film non sempre mantiene la lucida compattezza del romanzo ispiratore. Da applausi l'interpretazione del dodicenne David Bennent nel ruolo di Oskar. E' lui il punto di forza indiscutibile del film: credibile, perfido ed esilarante nei diversi passaggi e nelle diverse età del personaggio. La pellicola ebbe un grande successo di critica, vinse l'Oscar come miglior film straniero e la Palma d'Oro al Festival di Cannes in ex aequo con Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.

Voto:
voto: 3,5/5

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