Gloria, donna di mezza età, divorziata e con due figli adulti, non si arrende e continua a cercare l'amore, trascorrendo le sue serate in sale da ballo per single. Non si fa alcun problema nell'accettare avventure galanti di una sola notte, ma quando incontra il misterioso Rodolfo tutto sembra diverso e l'idea di una nuova storia importante si affaccia nella sua mente. Ma lui, sfuggente e inaffidabile, non sembra essere il profilo giusto. Superbo ritratto femminile del cileno Sebastián Lelio, declinato tra commedia e dramma e con tono dolce amaro, interamente costruito su un personaggio magnifico ed una interprete straordinaria: Paulina García, premiata con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino. La scelta, cinematograficamente inconsueta, di mettere al centro della vicenda una donna di mezza età, appassita nel fisico ma con l'anima di un'adolescente, carica di fragilità e di passione, affamata di vita e in bilico perenne tra il tenero e il patetico, si è rivelata vincente, grazie alla sincerità della messa in scena, al sapiente lavoro di scrittura e alla bravura dell'attrice, capace di entrare totalmente nel personaggio e renderne tutte le sfumature senza mai scadere nell'eccesso. Nonostante l'estrema semplicità della storia, il film ha forza, energia e vitalità, e stabilisce un metaforico paragone-contrasto di riflesso tra la protagonista e il suo paese: il Cile. Infatti mentre Gloria è una leonessa indomabile che non si arrende all'età, anche a costo di rendersi ridicola, l'ambiente che fa da sfondo (politico) lascia intendere una nazione immobilizzata in un passato dal quale non sembra riuscire a distaccarsi. Intelligente e profondo, questo film di euforie disperate e di urgenze esistenziali, mostra audacia e incoscienza, sintonizzandosi naturalmente sulla sua protagonista, che, nonostante gli acciacchi, i segni del tempo, i problemi di vista e il sovrappeso non ha paura di mettersi a nudo in tutti i sensi, nel corpo e nell'anima, esibendo la fierezza delle sue "cicatrici" e una disarmante voglia di divertirsi. Il titolo, che farà inevitabilmente pensare a Cassavetes, non allude al film omonimo del grande regista americano, ma alla celebre canzone pop del nostro Umberto Tozzi, che è ovviamente presente nella colonna sonora e fa da contrappunto a una delle scene più riuscite della pellicola.
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