lunedì 28 giugno 2021

Un eroe dei nostri tempi (1955) di Mario Monicelli

Alberto Menichetti è un impiastro, conformista, pavido e fifone, che vive con due vecchie asfissianti (una zia e una domestica) che lo hanno plagiato con le loro apprensioni, peggiorandone i difetti. Il nostro va avanti tra un'ambizione non supportata da adeguate qualità e l'ansia maniacale di cacciarsi in qualche guaio (annota su un diario tutto quello che fa quotidianamente in modo da avere sempre pronto un alibi in caso di eventuali coinvolgimenti giudiziari). Lavora in un cappellificio, dove il suo capoufficio è una vedova intraprendente che lo corteggia e di cui lui finge di accettare le attenzioni per non perdere il lavoro. Dopo una notte passata fuori casa per sfuggire all'ira di un erculeo giovanotto, di cui ha tentato di sedurre la bella fidanzata, vantandosene anche in giro con gli amici, Alberto si trova davvero coinvolto in un attentato dinamitardo, di cui viene ingiustamente sospettato. Esilarante satira di costume di Mario Monicelli costruita su un personaggio detestabile, infimo e carico di vizi e bassezze, un viscido omuncolo approfittatore che fa ridere (amaramente) proprio grazie ai suoi lati negativi. E' un film importante e, a suo modo, fondante per la Commedia all'Italiana ormai imminente e per la carriera di Alberto Sordi, che proprio a partire da questo film inizierà a costruire quel prototipo di italiano medio abbietto e meschino su cui edificherà le sue fortune (e quelle del genere di cui sarà ineguagliabile mattatore). Un protagonista così riprovevole non si era mai visto prima nel cinema italiano, e questo grazie all'accoppiata Monicelli-Sordi, la cui ironia perfidamente beffarda si evidenzia fin dal titolo, in evidente antifrasi rispetto alla realtà narrativa. L'esperimento, lungimirante e di diversi anni in anticipo sui tempi, non fu particolarmente apprezzato (nè tanto meno compreso) da pubblico e critica all'uscita in sala del film. Ma, ad una lettura a posteriori, i meriti innovativi e precursori di quest'opera "miliare" sono evidenti ed innegabili. Il grande regista attribuì quasi tutti i meriti a Sordi, dicendo più volte nelle dichiarazioni successive che le caratteristiche del personaggio di Alberto Menichetti, così esasperate e caricaturali nei loro toni esecrabili, vennero tutte inventate dall'attore sul set. Lo stesso Sordi affermò chiaramente in un'intervista: "Io avevo una gran voglia di smontare il mito dell'eroe. Volevo rappresentare gli uomini come erano in realtà, con tutti i loro difetti, dando vita ad un nuovo tipo di comicità". Il finale dissacrante, provocatorio, amaro e di chiaro stampo politico, è un ulteriore lampo di genio che simboleggia perfettamente il tocco irriverente del regista. Da segnalare nel ricco cast: Franca Valeri, Giovanna Ralli, Tina Pica, Leopoldo Trieste, il regista Alberto Lattuada e il mitico Carlo Pedersoli (ai suoi inizi cinematografici) prima che prendesse il nome d'arte di Bud Spencer.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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