giovedì 10 giugno 2021

La casa della gioia (The House of Mirth, 2000) di Terence Davies

Dal romanzo "The House of Mirth" di Edith Wharton. New York, 1905. La giovane Lily Bart viene introdotta nell'alta società dalla zia, che prima l'affascina mostrandole le possibilità di una vita lussuosa e mondana e poi l'abbandona in seguito ad un diverbio. La ragazza, bella, ambiziosa e squattrinata, capisce che deve puntare ad un matrimonio con un "buon partito" per mantenere quel tenore sociale. Viene rifiutata da un avvocato di cui è realmente innamorata, colleziona una serie di relazioni infelici e viene bandita dalla "buona società" dopo l'accusa di una tresca con un uomo sposato. Dramma sentimentale in costume di Terence Davies, che intende tracciare un amaro affresco al vetriolo della high-society newyorkese di inizio '900, ponendo in contrasto l'eleganza affettata dei modi, degli abiti e delle scenografie con l'immoralità, il cinismo e la perfidia di un mondo alto-borghese ipocrita e fasullo, intimamente corrotto e intrinsecamente decadente. Il titolo è, ovviamente, una beffarda antifrasi in questo melò gelido e aspro, in cui forma e contenuti sono volutamente divergenti per assecondare l'impianto a tesi dell'opera, ereditato pedissequamente dal libro della Wharton. Un'operazione che ricorda, per ovvie assonanze, quella già eseguita da Martin Scorsese con L'età dell'innocenza (1993), sempre tratto da un romanzo della stessa autrice, ma con risultati artistici meno stupefacenti e più didascalici. Il pessimismo tipico del regista si sposa perfettamente con una storia del genere, pur ambientata in un contesto apparentemente lontano da quello dei suoi film precedenti, e Davies riesce a ricreare con efficacia le atmosfere e lo spirito dell'epoca, anche grazie alla bravura di un cast di grandi stelle, tutte perfettamente calate nel rispettivo personaggio. La più sorprendente è certamente la "scommessa" (vinta) di Gillian Anderson, passata direttamente dagli alieni di X-Files ai merletti e ventagli della upper-class newyorchese del primo '900, senza smarrire il suo carisma, la sua presenza scenica e la sua credibilità di figura femminile affascinante, austera e spigolosa. Accanto a lei vanno menzionati Dan Aykroyd, Anthony LaPaglia, Laura Linney, Eric Stoltz, Elizabeth McGovern e Terry Kinney. Quasi staticamente pietrificata nella sua inevitabile progressione tragica, la pellicola si avvale di alcune notevoli trovate visive, come la suggestiva dissolvenza incrociata tra la città piovosa e il mar Mediterraneo, sulle note struggenti dalla musica di Mozart.

Voto:
voto: 3,5/5

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