mercoledì 23 giugno 2021

Straziami ma di baci saziami (1968) di Dino Risi

Marino Balestrini, barbiere ciociaro, conosce la bella marchigiana Marisa durante una gita a Roma e tra i due scocca subito la scintilla dell'amore. Lui si trasferisce nel paesino di lei ma la loro relazione è complicata, a causa del padre di Marisa che è contrario e poi per una serie di gelosie, ripicche e incomprensioni dovute a dei pettegolezzi, che insinuano sospetti nella mente di Marino sul passato sentimentale della sua amata. I due si separano, la ragazza va a vivere a Roma dove sposa Umberto, un sarto sordomuto. Marino, disperato, la cerca invano nella grande città, fino a che, affranto e disoccupato, tenta il suicidio gettandosi nel Tevere. Così la notizia arriva sui giornali e finisce sotto gli occhi di Marisa, che si rende conto che i suoi sentimenti non sono cambiati. Spigliata e briosa commedia romantica di Dino Risi, scritta da Age e Scarpelli e diretta con tocco leggero e mano felice dal grande regista lombardo, che realizza un vivace affresco popolare vibrante di spontaneità, sentimenti, ironia e tenerezza, sotto l'egida di un bonario spirito sarcastico che, da un lato, prende in giro la sottocultura pop (a cominciare dal titolo che è un verso tratto dalla canzone "Creola", piccolo tormentone melenso degli anni '20 di forte connotazione kitsch), e, dall'altro, ne celebra la vitalità sognante, facendone un divertente "fotoromanzo" anacronistico, un'elegia rosa del provincialismo, carico di connotazioni folcloristiche, di genuinità pregnante e di affetto verso i personaggi. E' anche un film coraggioso, perchè contro corrente rispetto alla realtà sociale dei tempi, che denota la grande personalità dell'autore nel non cercare a tutti i costi il consenso di critici e intellettuali, ma piuttosto di preferire la sintonia con l'anima del pubblico. E anche in questo senso va letta questa pellicola che segna un nostalgico ritorno alle origini popolari del cinema, dal melodramma alla pochade, anche grazie all'utilizzo della lingua, che è un colorito ibrido tra i dialetti marchigiani e ciociari. Non sempre si riesce ad evitare l'effetto macchietta e gli scivoloni nel trash, soprattutto nei personaggi secondari, ma il lavoro di cesello eseguito sui protagonisti è eccellente, a cominciare da Ugo Tognazzi (strepitoso nella farsa del sordomuto, con cui l'attore sembra quasi fare le prove generali delle figure eccentriche che interpreterà negli anni successivi) e Nino Manfredi, deliziosamente ruspante e straripante della sua naturale empatia. Completano il cast Pamela Tiffin, Moira Orfei, Livio Lorenzon e Gigi Ballista. In una scena del film (l'appuntamento di Marino e Marisa nella capitale) si può vedere chiaramente l'obelisco di Axum, che ai tempi si trovava ancora a Roma ma dal 2005 è stato restituito all'Etiopia.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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