lunedì 28 giugno 2021

Il boom (1963) di Vittorio De Sica

Giovanni Alberti, aspirante imprenditore edile nella Roma dei primi anni '60, s'indebita fino al collo per garantire alla moglie, capricciosa e ambiziosa, il tenore di vita lussuoso all'altezza dei loro amici, ben più scaltri di lui e con un maggior senso degli affari. Quando si rende conto di essere arrivato ad un punto di non ritorno, in cui rischia di perdere tutto e compromettere quella facciata di agiatezza che si è costruito, stringe un patto con un ricco costruttore guercio, a cui dovrà donare un occhio in cambio di una ingente somma di denaro, con la quale potrà ripagare i suoi debiti e cercare di risanare la sua impresa edilizia. Commedia drammatica di Vittorio De Sica, scritta dal fedelissimo Cesare Zavattini, sotto forma di crudele satira tragicomica che mette alla berlina la società italiana degli anni del boom economico, attraverso un affresco realistico grottesco (che costituisce anche un prezioso documento d'epoca) che, utilizzando gli strumenti tipici della Commedia all'Italiana, tratteggia una parabola dissacrante dell'italiano medio (prodotto negativo, maldestro e disperato della brama di arricchimento materiale di quegli anni) che stravolge le abitudini consolidate dell'economia patriarcale (dedita al risparmio e alla concezione dei "piccoli passi"), mettendo in primo piano il lusso opulento, la vita mondana ed un "riscatto" di classe che non gli appartiene e che non gli si confà. La capacità di De Sica-Zavattini di fotografare alla perfezione il popolo italiano (mettendone in risalto gli aspetti deteriori, le motivazioni psicologiche e le caratteristiche emblematiche), unite alla strepitosa bravura del protagonista Alberto Sordi (all'apice della sua carriera di formidabile interprete iconico dell'italiano medio), ci regala una straordinaria maschera metaforica della pochezza italiana, della vigliaccheria di un meschino uomo medio succube della moglie che vive in una fasulla agiatezza, finge buonumore e ottimismo, è schiavo della moda del tempo di ricerca ossessiva del benessere da esibire come status-symbol, ma deve umiliarsi di fronte ai veri ricchi, sprofondando nel parossismo tragico. Questo cinico apologo di denuncia contro l'Italietta abbagliata dal miraggio dei soldi facili e contro l'illusoria utopia del così detto "miracolo economico" degli anni '60 (in realtà carico di contraddizioni, compromessi immorali e lati oscuri), non venne capito alla sua uscita, probabilmente per i suoi toni troppo sgradevoli e critici rispetto al clima di ingenuo ottimismo popolare che si respirava in quegli anni. Poco apprezzato dal pubblico e generalmente snobbato dalla critica, è stato invece ampiamente rivalutato nei decenni successivi come un lungimirante e lucido affresco sarcastico che seppe cogliere con impietosa perfidia tutto il carico di incoerenze contenute nel boom economico e tutta la mediocrità degli sprovveduti che abboccarono all'amo. Gli unici personaggi positivi del film, verso cui il regista dispensa uno sguardo tenero e nostalgico, sono i vecchi genitori di Giovanni, che continuano a risparmiare come "formichine" sul loro libretto postale, scegliendo una decorosa vita di rinunce e sacrifici, e che vengono puntualmente accusati dal figlio di essere gli unici a non aver capito che i tempi sono cambiati grazie al boom. Il film venne girato principalmente nel quartiere EUR di Roma, la tipica zona dei nuovi ricchi di quel periodo. Belle e suggestive le musiche di Piero Piccioni, che c'immergono totalmente nelle atmosfere d'epoca. I temi, i modi e i personaggi di questo grande e incompreso film di De Sica, anticipano di un soffio la lunga stagione dei ritratti al vetriolo della società del tempo che saranno poi il cavallo di battaglia di Risi, Monicelli e Comencini.

Voto:
voto: 4/5

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