martedì 22 giugno 2021

Lo strano vizio della signora Wardh (1971) di Sergio Martino

Julie Wardh è una donna bellissima e sessualmente inquieta, con tendenze sadomasochistiche. Ha un marito che la trascura (Neil) ed un giovane amante playboy (George) che la fa sentire appagata. Ma di colpo nella sua vita ricompare una vecchia fiamma, il perverso Jean, con cui ha intrattenuto in passato un rapporto di sesso violento, poi interrotto dalla donna perchè la cosa si stava spingendo troppo oltre. L'uomo prende a tormentarla e fa entrare Julie in uno stato di profonda ansia. Intanto in città un misterioso serial killer inizia ad uccidere giovani donne e Julie si sente minacciata: teme che Jean possa essere l'assassino e lei la prossima vittima. Thriller a forti tinte erotiche di Sergio Martino, onesto artigiano del nostro cinema di genere, particolarmente abile nello scopiazzare idee da pellicole di successo (specialmente americane), per poi riproporle alla sua maniera in improbabili cloni nostrani, spesso all'insegna di un morboso effettismo. Tuttavia il regista ha la sua schiera di fans inossidabili, nel sottobosco dei nostalgici amanti del cinema stracult degli anni '70, e questo giallo morboso intriso di voyeurismo è una delle sue pellicole più note e ammirate. E' anche l'esordio di Martino nel genere "italian giallo", sulla scia del successo di pubblico ottenuto da L'uccello dalle piume di cristallo (1970) di Dario Argento, di cui ricalca le atmosfere con un surplus di erotismo torbido, una fiera pruriginosa di nudi femminili, molti scivoloni nel trash, diversi dialoghi scritti con la mano sinistra ed una trama fin troppo tortuosa, con dei buoni momenti di suspense ed un colpo di scena finale, ma anche, al tempo stesso, contorta ed implausibile. Ci sono però delle sequenze notevoli da salvare come l'omicidio nel parco, l'aggressione di Julie nel garage e quella "bollente" con il cubetto di ghiaccio. Come top scult va segnalata la lotta corpo a corpo di due belle ragazze nude; roba da mandare in estasi il buon Tarantino. Da menzionare nel cast la presenza della conturbante Edwige Fenech come sexy protagonista, attrice che da lì a poco sarebbe diventata il sogno erotico per eccellenza dell'italiano medio, imponendosi come statuaria (e svestita) interprete della nostra commedia erotica, che imperverserà per tutti gli anni '70 e buona parte degli '80. Accanto a lei George Hilton, Cristina Airoldi e Ivan Rassimov (un habitué delle produzioni di genere italiche di quegli anni). La Fenech sarà diretta da Martino in altri due thriller coevi sulla falsariga di questo e praticamente con il medesimo gruppo di attori: Tutti i colori del buio (1972) e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave (1972), il cui fantasioso titolo è preso pari pari da una frase che Jean/Rassimov scrive a Julie Wardh su un biglietto, anche se poi tra i due film non c'è alcuna relazione a livello di trama. Nel particolare contesto degli "spaghetti thriller" questa pellicola ha avuto una discreta influenza sugli epigoni successivi sfornati in serie durante gli anni '70, ponendosi come uno dei riferimenti principali, sicuramente più importante per la spinta fornita al successo commerciale del genere negli anni seguenti che per suoi effettivi meriti intrinseci. Ed infine una curiosità: uno dei set del film è stato Casa Papanice a Roma, un simbolo dell'architettura post-moderna italiana degli anni '70.

Voto:
voto: 2,5/5

Nessun commento:

Posta un commento