mercoledì 16 giugno 2021

Giordano Bruno (1973) di Giuliano Montaldo

Gli ultimi 9 anni di vita del filosofo domenicano Giordano Bruno: giunto a Venezia ospite del nobile Giovanni Francesco Mocenigo, viene da questi denunciato alla Santa Inquisizione per il suo stile di vita dissoluto e per le sue teorie "eretiche", che condannano l'uso della violenza in nome della religione, negano molti dogmi cristiani e propendono per una netta divisione tra scienza e fede. Giudicato come ribelle blasfemo e pericoloso, viene trasferito a Roma dove subirà un lungo processo, durante il quale non rinnegherà mai le sue opinioni. Torturato, umiliato e messo a tacere tramite una mordacchia, viene condannato e arso sul rogo a Campo de' Fiori il 17 febbraio 1600. Pregnante dramma biografico di Giuliano Montaldo, sotto forma di veemente apologia antiautoritaria, un inno accorato alla libertà delle idee ed alla dignità dello spirito dell'uomo. Come già fatto due anni prima con Sacco e Vanzetti , l'autore ci torna a parlare di "anarchia", intesa come libero pensiero, voce fuori dal coro, possibilità di espressione conto un sistema totalitario repressivo che teme le opinioni discordanti perchè pericolose per il mantenimento del proprio status quo privilegiato. Il regista sceglie nuovamente come protagonista un ribelle anticonformista, un martire della storia ucciso dal potere per le sue idee non allineate, una voce scomoda da far tacere a qualunque costo. E per farlo si affida di nuovo al grande Gian Maria Volontè, che ci regala una nuova interpretazione memorabile, dando vita ad un Giordano Bruno inquieto, tormentato, spregiudicato, coraggioso e orgoglioso, disposto a morire come vittima innocente piuttosto che vivere come pavido lacchè. Più che un film contro la Chiesa, che è ovviamente l'antagonista del filosofo e l'istituzione tirannica che lo perseguita, è un film contro il potere in senso generale, inteso come ideologia settaria mediante cui gli uomini pretendono di giudicare e condannare altri uomini per le loro opinioni. Nonostante alcune forzature, passaggi didascalici e spettacolarizzazioni romanzate (ad esempio Giordano Bruno era un uomo basso e di aspetto miserevole, mentre qui viene raffigurato di bella presenza e anche dotato di buone capacità seduttive), il film è a tratti eccellente, soprattutto grazie all'affascinante ricostruzione ambientale, alla magica suggestione visiva della Venezia di fine '500, alla splendida fotografia di Vittorio Storaro, alle musiche d'atmosfera di Ennio Morricone ed al temperato istrionismo di Volontè, che lascia il segno in ogni personaggio che tocca. Nel cast compare anche una sensuale Charlotte Rampling nel ruolo di Fosca, una donna che viene sedotta da Giordano Bruno, ma che poi fugge via terrorizzata dalla forza eversiva delle sue idee, troppo audaci in quei tempi di oscurantismo, di terrore e di appiattimento ideologico. Una chiara metafora del tipico atteggiamento ignavo degli intellettuali e del popolo di quel periodo, spaventati dal nuovo e servili verso il potere, per meschinità, per vigliaccheria o per collusione.

Voto:
voto: 3,5/5

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