Nella Russia post rivoluzione lo scienziato Preobrazenskii e il suo assistente Bormental, dopo aver condotto esperimenti su come ringiovanire il corpo umano, eseguono il trapianto di organi di un burocrate appena morto (tra cui l'ipofisi) nel corpo di un cane randagio, dando vita ad una creatura umanoide (che sarà chiamata Bobikov) con l'aspetto di un uomo alcolizzato e volgare e i sentimenti di un cane arrabbiato. Bobikov è istintivo e turbolento, sembra ammansirsi solo in presenza della bella domestica Zina, ma le sue frequentazioni politicamente pericolose e il suo agire contro le regole metteranno nei guai il suo creatore Preobrazenskii. Per salvare la sua carriera questi decide di riportarlo allo stadio canino. Stravagante farsa politico-fantastica di Alberto Lattuada, che adatta con spirito caustico e intelligenza creativa il breve racconto satirico "Sobac'e sedce" del russo Michail Bulgakov, mai pubblicato in Unione Sovietica in quanto considerato materiale "proibito" dal regime. Il testo ispiratore è un surreale pamphlet derisorio contro il governo bolscevico di Lenin, che tradisce gli ideali rivoluzionari del marxismo in nome di una politica economica avversa al proletariato e sbilanciata verso gli interessi personali del potere, trasformando il sogno comunista in una feroce dittatura che ha annullato ogni forma di libertà individuale. Il regista lascia fuori fuoco la critica di natura sociale e la satira politica per soffermarsi sugli aspetti umani della grottesca vicenda, in modo da renderli universali e slegarli dal mero contesto sovietico. Così il "cane" Bobikov, interpretato con sufficiente mimetismo da Cochi Ponzoni, diventa un simbolo di tutti i reietti, gli invisibili, gli esclusi, i disadattati, messi ai margini della società perchè non omologati rispetto al conformismo dominante. E il professor Preobrazenskii diviene l'emblema di una scienza arrogante ed egocentrica, che agisce al di fuori delle regole morali e contro gli interessi pubblici, animata da utopie irraggiungibili e deliri di onnipotenza che generano vittime piuttosto che benefici. Da segnalare l'efficacia degli interpreti principali, tra cui Max von Sydow, Mario Adorf ed Eleonora Giorgi, al servizio della visione del regista nel mettere in scena questo tragicomico teatro dell'assurdo, metafora paradossale di un mondo fatto di squilibri e contraddizioni, con l'eterna lotta tra i potenti e i disperati che, in questo caso, sono un sottoprodotto distorto del potere stesso: lo specchio del suo stesso fallimento.
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