Torna l'allegra brigata di mattacchioni spudorati con le loro terribili "zingarate". Sono passati sette anni dalla morte del Perozzi e i quattro rimanenti della "banda" (Mascetti, Melandri, Necchi e Sassaroli), ormai prossimi ai 60 anni, hanno ancora la medesima voglia di scherzare con la vita e irridere il prossimo, per non pensare alla morte (o magari prendere in giro anche lei). Tra scherzi nuovi del presente e scherzi vecchi rievocati in flashback (durante i quali potremo vedere il quintetto ancora al completo con il gradito ritorno del Perozzi), la folle sarabanda continua, all'insegna di una goliardia sempre più feroce. Sequel a grande richiesta (visto lo straordinario successo) di Amici miei (1975), con il ritorno della squadra al completo: Mario Monicelli in cabina di regia e la riconferma del cast (Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Philippe Noiret) con la sola novità di Renzo Montagnani al posto di Duilio Del Prete nel ruolo di Guido Necchi. Come nel primo capitolo si ride moltissimo, anche in modo amaro: l'ironia è più nera, gli scherzi ancora più cattivi, l'irriverenza è suprema, a tratti quasi "blasfema", si ride di tutto e su tutto, anche su sè stessi. E nuovamente, come nel film del '75, l'ombra della morte accompagna di nascosto le "gesta" dei nostri simpatici cialtroni, tutti segnati dalla paura di vivere seriamente e dall'ansia di diventare "adulti". Un senso di già visto affiora di tanto in tanto, ma il film ha ritmo, scatto e il graffio tagliente dell'illuminata perfidia dell'autore, gli scherzi sono sempre irresistibili e il piacere di rivedere il quintetto base in azione prevale su tutto il resto. Una curiosità: quando si rivede il famoso scherzo degli schiaffi ai viaggiatori del treno in partenza, la voce del Perozzi (Philippe Noiret) è quella di Renzo Montagnani, che lo doppiava nel primo film e invece qui compare in veste di attore nel ruolo del Necchi. Viceversa nelle nuove scene in flashback, in cui Montagnani e Noiret recitano insieme, l'attore francese viene doppiato da Pino Locchi. Nello scherzo centrale al film viene mostrata la tragica alluvione che colpì Firenze il 4 novembre 1966.
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