Dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Firenze, 1925, nei primi anni del regime fascista. Il tipografo Mario, felicemente fidanzato con Bianca, fa amicizia con alcuni giovani antifascisti, tra cui Ugo, "Maciste" e Alfredo. Quest'ultimo viene scoperto e picchiato a sangue dalle camice nere. Al suo capezzale Mario incontra la bella moglie, Milena, e se ne innamora. Dopo aver capito che anche lei prova qualcosa, decide di lasciare Bianca, ma la morte del povero Alfredo, dovuta alle gravi ferite riportate, gli provoca grandi sensi di colpa. Felice adattamento del celebre racconto di Pratolini da parte di Carla Lizzani, in questo eccellente dramma storico che riesce a tradurre in immagini il vibrante spirito liberale del libro, la sua costernata indignazione, il senso di tragicità storica, la carica struggente delle passioni amorose che si sovrappongono agli ideali politici e, soprattutto, la splendida ricostruzione ambientale di un piccolo mondo antico, carico di nostalgia e di toccante umanità: il microcosmo fiorentino di Via del Corno con il suo dedalo di vicoli, botteghe, osterie, porte, finestre e volti umani, su cui si può leggere la Storia. Le drammatiche sequenze delle violente repressioni degli squadristi fascisti sono di un realismo brutale e ancora oggi fanno un certo effetto, specialmente per chi queste cose le ha vissute o le ha sentite raccontare dai padri o dai nonni. La parte sentimentale è più convenzionale e meno vibrante di quella storico-politica. Il film fu presentato in concorso al Festival di Cannes, dove venne molto apprezzato e fu un serio candidato alla vittoria della Palma d'Oro, ma alla fine dovette accontentarsi del Prix international. Circolarono voci secondo cui il presidente della giuria, Jean Cocteau, avesse subito pressanti pressioni politiche da parte italiana per non far vincere il film, temendo che nel paese si sarebbe scatenata una forte ondata di simpatia comunista. L'idea iniziale prevedeva la regia di Luchino Visconti, che però intendeva fare una trasposizione grandiosa (e quindi ad alto budget) del romanzo di Pratolini, ma quando vide che non era possibile abbandonò il progetto. La produzione passò quindi il timone a Lizzani, che riuscì a conciliare un buon risultato artistico con un'opera più intima e minimale. C'era scetticismo nell'affidare il ruolo di Ugo a Marcello Mastroianni, che aveva ottenuto ottimi risultati come attore nella commedia, ma non era ancora ritenuto affidabile in parti drammatiche. Ma la scommessa, voluta dal regista, si rivelò vincente e l'attore dimostrò quella versatilità, quel mimetismo e quello stile composto e signorile, che nel corso della sua carriera ne hanno fatto una star del cinema mondiale, apprezzato in ogni latitudine. Insieme a lui segnaliamo Anna Maria Ferrero, Cosetta Greco, Antonella Lualdi e Adolfo Consolini.
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