venerdì 11 giugno 2021

Grisbi (Touchez pas au grisbi, 1954) di Jacques Becker

Max e Riton sono due gangster legati da grande amicizia. Il primo è un uomo duro, schivo, freddo e di una certa età, desideroso di ritirarsi dalla vita criminale. Il secondo è più giovane e insicuro, con un carattere fragile e una pericolosa passione per le belle donne. I due fanno il colpo grosso della vita, rubando un carico di lingotti d'oro di enorme valore con cui potrebbero definitivamente sistemarsi. Ma Riton ha rivelato la cosa alla sua amante, la ballerina Josy, e ben presto la notizia giunge all'orecchio del losco Angelo, spietato esponente della nuova "mala", avida, violenta e priva di codici d'onore. Questi organizza un piano per uccidere i due amici e mettere le mani su le grisbi (il bottino). Splendido film "nero" di Jacques Becker, tratto da un romanzo di Albert Simonin: è un asciutto capolavoro di ammaliante atmosfera sull'amicizia virile in un contesto criminale. Becker fu un autore di rilievo assoluto nella storia del cinema francese, formatosi all'ombra del Maestro Jean Renoir, da cui apprese i rudimenti del mestiere per poi elaborarli con uno stile personale basato su un linguaggio scarno ed essenziale che contraddistinse tutta la sua filmografia. Fu anche un personaggio controverso nell'ambiente culturale del suo paese, a causa del suo carattere intransigente e del suo rigore concettuale, che a volte lo portarono in scontro con i suoi colleghi. Ad esempio Becker fu spesso critico verso quei movimenti d'avanguardia che poi sfociarono nella Nouvelle Vaugue, ritenendoli troppo estremisti, a rischio di effimero manierismo autoreferenziale generato da eccessi di ansia rinnovatrice. Grisbi è un'opera cruciale nella storia del cinema crime europeo, che pose le basi per quello che poi diventerà il polar francese, partendo dal modello del noir americano di Hammet e Chandler (ma anche dalle inerenti pellicole di Lang, Welles e Wilder) per rileggerlo e adattarlo alla sensibilità del vecchio continente. Non a caso i critici parlarono della nascita di un "noir mediterraneo" dopo questo film, in cui l'autore elimina ogni fronzolo tipico del genere, pervenendo ad uno spartano minimalismo, realistico e denso, pervaso da suggestioni malinconiche di grande fascino figurativo, i cui personaggi sono dei cattivi carismatici, disincantati, individualisti, dei viveur raffinati amanti dei piaceri della vita, una sorta di "aristocrazia" criminale. Grisbi è un film notturno, fatto di night club e di strade illuminate immerse in un clima nostalgico (reso addirittura magico del celebre tema musicale di Jean Wiene). Una connotazione ambientale così pregnante da edificare un immaginario per i posteri, un milieu iconografico da cui poi il polar attingerà a piene mani. Il cuore pulsante dell'opera è il sentimento amicale che lega i due protagonisti, un sentimento così forte che non viene intaccato da delusioni, risentimenti, avidità o eventi tragici, ma che resiste a tutto, in nome di solidi codici d'onore che il regista associa al personaggio di Max e, più in generale, al mondo della "vecchia malavita", ponendogli in stridente contrasto la rapace violenza del nuovo crimine che calpesta ogni cosa per raggiungere potere e ricchezza. Memorabile interpretazione dell'immenso Jean Gabin nei panni di Max, guerriero stanco, sconfitto ma non domo, la cui essenza solenne, antica e quasi "nobile" nel suo simbolismo è perfettamente incarnata dal fiero volto granitico, solcato dalle rughe del tempo, del divo francese. Nel resto del cast sono notevoli anche René Dary, Jeanne Moreau, Dora Doll e soprattutto l'esordiente Lino Ventura, da molti poi indicato come erede naturale di Gabin che, in questo film, sembra quasi concedergli un ideale passaggio di testimone.
 
Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento