Quattro episodi diretti da Alberto Sordi (che li ha anche scritti insieme a Rodolfo Sonego) sul tema della pornografia e del mutevole concetto di "osceno", un argomento scottante e attualissimo a metà degli anni '70 in cui i costumi stavano cambiando in maniera rapidissima, grazie alle forti tensioni sociali, ai movimenti femministi, agli echi post sessantottini e anche con l'ausilio di importanti casse di risonanza popolari quali il cinema, i giornali e la televisione. Il grande attore romano recita però soltanto nel primo episodio, in cui una coppia di proletari decide di andare al cinema dopo molti anni per festeggiare le nozze d'argento, ma, nel loro vagare di sala in sala, incappano soltanto in pellicole "sporcaccione" dal titolo ambiguo, per lo sconforto della moglie. Alla fine sono costretti ad arrendersi. Nel secondo (con Cochi Ponzoni e Florinda Bolkan) il nuovo direttore di una rivista porno fa schizzare in alto le vendite grazie all'aiuto di una segretaria molto "spigliata" e diventa improvvisamente ricco. Ma finisce in galera per oltraggio al pudore. Nel terzo (con Pino Colizzi e Claudia Cardinale) la bella moglie di un pretore zelante e moralista, molto attivo nel perseguire il materiale scandaloso, è attratta dalla lettura di riviste per adulti censurate dal marito. La cosa fa migliorare la loro intesa sessuale e, alla fine, l'uomo non se ne dispiace. Nel quarto episodio (con Philippe Noiret e Dagmar Lassander) una grande attrice tedesca, più volte premiata con l'Oscar, si rifiuta di interpretare la sequenza più scabrosa di un film su Lady Chatterley, in cui un pittoresco produttore napoletano ha investito molto denaro. Alla fine lui la farà convincere da uno staff di "esperti" che trattasi di sequenza artistica necessaria. All'uscita del film, intitolato "Lady Chatterley 76", si vedranno in sala tutti i protagonisti dei precedenti tre episodi. In questa commedia di costume dai toni morbosi e dagli intenti satirici, Alberto Sordi intende mettere nel mirino il moralismo ipocrita dei benpensanti e anche i due articoli del codice penale italiano (diventati oggetto di pubblico dibattito proprio in quegli anni) che definiscono il concetto di oscenità e offesa al pudore. Ci riesce solo in parte, con un film a tratti divertente ma generalmente scialbo, privo di graffi sarcastici e di provocazioni beffarde che vadano oltre un convenzionale e pruriginoso effettismo didascalico. L'episodio migliore è il quarto, soprattutto grazie a uno strepitoso Philippe Noiret (doppiato da Carlo Giuffré) che fornisce una esilarante caratterizzazione del produttore Giuseppe Costanzo, che pare sia stato ispirato al celeberrimo Dino De Laurentiis.
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