domenica 13 giugno 2021

I dolci inganni (1960) di Alberto Lattuada

Francesca è una liceale diciassettenne di famiglia agiata, infatuata del maturo architetto Enrico, amico di famiglia che ha 20 anni più di lei e che la conosce da quando era piccola. Dopo aver trascorso una giornata in una villa patrizia e scoperto la vera natura del rapporto tra la nobile padrona di casa e l'affascinante Renato, conoscente di sua madre, Francesca, stimolata nella fantasia, decide di andare a trovare Enrico per concedersi a lui. Questo intenso dramma adolescenziale di Alberto Lattuada è uno dei film più riusciti e calibrati del regista, nonché uno dei migliori sul tema (complesso e per i tempi molto "scandaloso") dei primi turbamenti erotici femminili dell'età giovanile. Alla sua uscita fu descritto, con insulsa superficialità, come una versione italiana di "Lolita", generò aspre polemiche da parte dei benpensanti e finì presto negli strali della censura, che prima sequestrò il film, poi impose pesanti tagli nei dialoghi (perchè la pellicola non ha nessuna scena di erotismo esplicito) che ne stravolsero del tutto la natura, provocando le ire del regista. Solo nel 1964 se ne ottenne il proscioglimento da ogni accusa di "immoralità" e la pellicola poté tornare in sala in versione integrale con un divieto ai minori di 16 anni. E' un'opera complessa, intima e pudica, che affronta un argomento importante che la morale bigotta dell'epoca fingeva di ignorare, scegliendo di girarsi dall'altra parte anche per non ammettere le proprie mancanze come genitori. Il regista lombardo, abile indagatore dell'animo femminile, affronta la questione con stile lucido, tocco raffinato e approccio psicologico, facendone una sorta di dialogo interiore allo specchio della protagonista con sè stessa. Memorabile, in tal senso, l'epilogo del film, con lo sguardo in macchina esplicativo e prolungato di Francesca, interpretata con maliziosa dolcezza dalla quindicenne Catherine Spaak, al suo primo ruolo da assoluta protagonista. In generale tutte le scene migliori dell'opera, che ne determinano la sottile cifra estetica, sono quelle in cui la ragazza è sola e riflette ad alta voce. Le parti che si svolgono a scuola o nelle residenze decadenti dell'opulenta nobiltà, risultano invece più convenzionali e didascaliche. Ambientato nell'arco di un'unica giornata tipica, questo racconto introspettivo va bene al di là della ricerca programmatica di uno scandalo, ma sa offrire una coerente analisi del cambiamento dei costumi e della morale sessuale che era in atto in quegli anni, addirittura anticipandone gli esiti con lungimirante preveggenza.

Voto:
voto: 3,5/5

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