giovedì 17 giugno 2021

La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli

Assunta Patanè, giovane siciliana dal sangue caldo e dalle vedute ristrette, è innamorata di Vincenzo Maccaluso, da cui si lascia rapire e sedurre con la speranza del matrimonio riparatore. Ma lui non vuol saperne e fugge a Londra. Assunta è però decisa a vendicare il suo onore e, tutta sola, parte in treno verso l'Inghilterra, armata di pistola, per farsi giustizia. Ma giunta in un paese completamente diverso, con una mentalità aperta e avanti di almeno 20 anni rispetto al Sud Italia da cui proviene, la donna capisce che esistono anche altri modi di vivere e di pensare, e inizia il suo processo di emancipazione. Ma intanto Maccaluso ricompare all'orizzonte. Celebre commedia all'italiana da prospettiva femminile e con doppia ambientazione siculo-inglese. Diretta da Mario Monicelli con tocco frizzante e spirito mordace, si avvale di una confezione estetica di gran classe, di dialoghi e situazioni esilaranti e di un'interprete magistrale come Monica Vitti, che dopo i drammi esistenziali diretti da Antonioni divenne, anche grazie a questa memorabile performance, la regina indiscussa della nostra commedia negli anni '60 e '70. Tutto ruota intorno a lei, alla sua presenza scenica, alla sua trascinante vitalità, alla sua espressività disarmante, in un mix perfetto tra ingenuità e malizia, senza parlare poi della bravura con cui riesce a rendere credibile e naturale la metamorfosi del suo personaggio, che passa da rozza paesanotta arretrata a sofisticata reginetta della "Swinging London". Accanto a lei recitano, inevitabilmente in penombra, Carlo Giuffré, Stanley Baker e Stefano Satta Flores. Pur abusando spesso di tutti gli stereotipi sui meridionali, il film ha lo scatto agile e il tono perfido tipico del regista, esalta al massimo la vis comica della Vitti, omaggia le farse siciliane di Germi (ribaltandone il punto di vista) e la lezione di Sciascia sulla Sicilia come stato della mente, prima che luogo geografico. Il risultato finale è uno spiritoso manifesto femminista, più caricaturale che satirico, che scherza e riflette su come l'ambiente sociale sia determinante per il carattere e la mentalità di una persona. La pellicola entrò nella cinquina finale dei candidati all'Oscar per il miglior film straniero, vinto poi da Guerra e pace (Voyna i mir, 1965) di Sergey Bondarchuk.

Voto:
voto: 3,5/5

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