Ritratto autobiografico anti-realistico in forma onirico fantastica di
una città (Rimini) e di un periodo (l'adolescenza del regista),
costruito attraverso immagini di incredibile fascino evocativo e di
originalissima concezione. Una galleria di personaggi teneri e
pittoreschi, e atmosfere surreali per descrivere un mondo sognato più
che vissuto, per un film di poetico incanto e dai molti sapori: ora
scanzonato, ora grottesco, spesso geniale. "Amarcord" rappresenta
il vertice dell'autobiografismo felliniano: ennesimo capolavoro,
vincitore di un quarto premio Oscar nella luminosa carriera del genio
romagnolo. E' uno dei film più amati e di maggior successo dell'autore,
che, fin dal titolo ("io mi ricordo", in dialetto romagnolo),
dichiara l'intenzione di utilizzare le proprie memorie come filo
conduttore per la rievocazione del mondo della sua adolescenza. Ma
Fellini è un artista di immenso talento, non aspira né al referto
realistico né al diario sentimentale, il suo è, piuttosto, un itinerario
mentale, il sogno di un passato immerso nelle nebbie della lontananza
temporale, fatto di mitologie personali e popolato da fantasmi
evanescenti. E' un film collettivo, il trasognato affresco di un paese
senza nome (il "borgo"), osservato, nel corso delle quattro
stagioni di un anno, nelle tipologie dei suoi abitanti, nei suoi rituali
sociali (del periodo fascista), nei suoi eventi epocali (il passaggio
del Rex, la Mille Miglia), nella sua meschinità provinciale e nella
soffocante mancanza di prospettive culturali. E' lo stesso ambiente de "I vitelloni",
ma sganciato dai riferimenti realistici, dai giudizi morali, dalla
critica di costume ed affidato completamente alla trasfigurazione della
memoria e al sentimento della irrecuperabilità del tempo perduto.
Fellini era unico (ed in questo è stato il più grande in assoluto) nella
magica capacità di creare spettacoli così ammalianti dall'elaborazione
del proprio mondo interiore, trovandovi l'ispirazione e l'estro creativo
che conferiscono alle immagini dei suoi film un'inconfondibile
esuberanza visiva ed una magia poetica e visionaria di altissimo
magistero artistico. Tra l'altro va ricordato come la Rimini dei ricordi
dell'Autore sia stata quasi interamente ricostruita in interni (altra
cosa in cui il grande regista eccelleva), regalando ad alcune scene
un'incredibile suggestione poetica e visionaria ed una capacità di
trasfigurazione tipicamente felliniana. Numerose le sequenze
straordinarie del film: il passaggio del Rex nel (finto) mare brumoso,
il pavone che appare sulla neve, l'Oliva persa nella nebbia, il ballo al
Grand Hotel, la parata fascista e si potrebbe continuare a lungo. Ed
una menzione speciale va, ovviamente, alle meravigliose musiche del
Maestro Nino Rota, tra le più belle composte per Fellini, di enorme
fascino malinconico evocativo. E, come già accaduto per altri suoi film,
anche il termine amarcord diverrà un neologismo internazionale,
per indicare una nostalgica rievocazione del passato. Non siamo ai
livelli stratosferici di "8½", "La dolce vita" e "La strada", ma il film
resta un capolavoro straordinario e "unico" nel panorama del Cinema
italiano. Assolutamente da non perdere.
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