lunedì 16 dicembre 2013

Amarcord (1973) di Federico Fellini

Ritratto autobiografico anti-realistico in forma onirico fantastica di una città (Rimini) e di un periodo (l'adolescenza del regista), costruito attraverso immagini di incredibile fascino evocativo e di originalissima concezione. Una galleria di personaggi teneri e pittoreschi, e atmosfere surreali per descrivere un mondo sognato più che vissuto, per un film di poetico incanto e dai molti sapori: ora scanzonato, ora grottesco, spesso geniale. "Amarcord" rappresenta il vertice dell'autobiografismo felliniano: ennesimo capolavoro, vincitore di un quarto premio Oscar nella luminosa carriera del genio romagnolo. E' uno dei film più amati e di maggior successo dell'autore, che, fin dal titolo ("io mi ricordo", in dialetto romagnolo), dichiara l'intenzione di utilizzare le proprie memorie come filo conduttore per la rievocazione del mondo della sua adolescenza. Ma Fellini è un artista di immenso talento, non aspira né al referto realistico né al diario sentimentale, il suo è, piuttosto, un itinerario mentale, il sogno di un passato immerso nelle nebbie della lontananza temporale, fatto di mitologie personali e popolato da fantasmi evanescenti. E' un film collettivo, il trasognato affresco di un paese senza nome (il "borgo"), osservato, nel corso delle quattro stagioni di un anno, nelle tipologie dei suoi abitanti, nei suoi rituali sociali (del periodo fascista), nei suoi eventi epocali (il passaggio del Rex, la Mille Miglia), nella sua meschinità provinciale e nella soffocante mancanza di prospettive culturali. E' lo stesso ambiente de "I vitelloni", ma sganciato dai riferimenti realistici, dai giudizi morali, dalla critica di costume ed affidato completamente alla trasfigurazione della memoria e al sentimento della irrecuperabilità del tempo perduto. Fellini era unico (ed in questo è stato il più grande in assoluto) nella magica capacità di creare spettacoli così ammalianti dall'elaborazione del proprio mondo interiore, trovandovi l'ispirazione e l'estro creativo che conferiscono alle immagini dei suoi film un'inconfondibile esuberanza visiva ed una magia poetica e visionaria di altissimo magistero artistico. Tra l'altro va ricordato come la Rimini dei ricordi dell'Autore sia stata quasi interamente ricostruita in interni (altra cosa in cui il grande regista eccelleva), regalando ad alcune scene un'incredibile suggestione poetica e visionaria ed una capacità di trasfigurazione tipicamente felliniana. Numerose le sequenze straordinarie del film: il passaggio del Rex nel (finto) mare brumoso, il pavone che appare sulla neve, l'Oliva persa nella nebbia, il ballo al Grand Hotel, la parata fascista e si potrebbe continuare a lungo. Ed una menzione speciale va, ovviamente, alle meravigliose musiche del Maestro Nino Rota, tra le più belle composte per Fellini, di enorme fascino malinconico evocativo. E, come già accaduto per altri suoi film, anche il termine amarcord diverrà un neologismo internazionale, per indicare una nostalgica rievocazione del passato. Non siamo ai livelli stratosferici di "8½", "La dolce vita" e "La strada", ma il film resta un capolavoro straordinario e "unico" nel panorama del Cinema italiano. Assolutamente da non perdere.

Voto:
voto: 5/5

Nessun commento:

Posta un commento