domenica 15 dicembre 2013

Cani arrabbiati (1974) di Mario Bava

Cult poco conosciuto e dal genere difficilmente collocabile: inizia come un classico poliziesco ma poi diventa qualcos'altro assumendo i toni del thriller e del noir, ma con atmosfere e contenuti "sporchi", sadici e violenti, che un po’ ricordano L’ultima casa a sinistra (1971) di Wes Craven, sebbene in versione "on the road". E' il film maledetto di Bava, unico ed atipico nella filmografia del grande regista ligure. Per il suo stile malsano, può essere giustamente considerato un precursore del genere pulp. Non a caso registi come Martin Scorsese o Quentin Tarantino hanno spesso dichiarato il loro amore per questa misconosciuta pellicola baviana ed il secondo ne ha tratto ispirazione per il celebre Le iene (Reservoir Dogs) (1992), a cominciare dal titolo. Vagamente ispirato ad un racconto di Ellery Queen, la pellicola racconta le vicende di tre reietti, detti "il dottore", "bisturi" e "32", che, in fuga con il malloppo da una rapina finita nel sangue, prendono in ostaggio un uomo dall'aspetto inoffensivo (Riccardo Cucciolla), il suo bambino malato ed una donna, Maria, amica di una vittima della rapina. Sarà l'inizio di un incubo fatto di umiliazioni, violenze e morte per i malcapitati ostaggi. Stavolta Bava abbandona completamente i suoi manierismi stilistici in favore di uno stile asciutto, superando di gran lunga il nichilismo ed il pessimismo già mostrati in Reazione a catena (1971). Il film non uscì mai al cinema perché la casa di produzione dell'epoca fallì e rimase nel dimenticatoio fino agli anni '90, quando fu recuperato, restaurato e rieditato in DVD, sebbene in diverse versioni. La prima di queste, uscita con l'improbabile titolo di Semaforo Rosso aveva vari tagli nelle scene più efferate ed un finale edulcorato, completamente diverso da quello originale. Fortunatamente poi è uscita anche la versione originale, con il titolo iniziale ed il finale voluto dal regista. Un film duro, scioccante e politicamente scorretto ma anche un cult memorabile del nostro cinema di genere. Da segnalare la presenza del cantante Don Backy nel ruolo dello psicopatico "bisturi" e di George Eastman, ovvero Luigi Montefiori, in quello di "32".

Voto:
voto: 3,5/5

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