Due anni dopo il primo capitolo della saga mafiosa della famiglia
Corleone, Francis Ford Coppola firma un altro capolavoro, caso unico
nella storia del cinema di premio oscar vinto dall'originale e dal
seguito. Il film porta avanti due linee narrative in parallelo: la
vicenda di Michael, che scala le gerarchie del crimine a caro prezzo, e
quella del suo giovane padre, Vito, dallo sbarco in America all'arrivo a
Little Italy, fino all'ascesa nella malavita newyorkese. E', quindi,
sia un sequel che un prequel, due film in uno. La pellicola è ancora più
lunga, ambiziosa e grandiosa rispetto al primo capitolo e ciò che perde
in compattezza, guadagna in molteplicità dei temi e dei livelli di
lettura. Va detto, chiaramente, che il primo episodio resta, anche se di
poco, superiore perchè più snello, conciso e praticamente perfetto
sotto ogni punto di vista. Così come va detto che la parte in flashback
della giovinezza di Vito (egregiamente interpretato da Robert De Niro) è
ben superiore alla vicenda di Michael, un po' troppo ingarbugliata e
pretenziosa. Ma i momenti di grande cinema si sprecano, in entrambe le
parti, il cast è, come sempre, sontuoso e Coppola riesce ad elevare il
tutto ad una sorta di tragica mitologia, in cui il romanticismo
nostalgico del primo capitolo lascia definitivamente il posto alla
sconfitta interiore che deriva dal peso del potere e dalla fine di un
sogno, non solo americano. Il personaggio di Michael Corleone, nella sua
ascesa/caduta e nella sua sofferta spietatezza, assume i contorni di un
titanico tiranno, schiacciato dal peso del cruento mondo che deve
sostenere, per amore della Famiglia. Questo film è il punto di non
ritorno del gangster movie: da qui in poi si potrà solo fare peggio. Sei
premi Oscar: film, regia, scenaggiatura, scenografie, De Niro e le
splendide musiche del grande Nino Rota, affiancato da Carmine Coppola.
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