Secondo capitolo della saga sugli zombie di George Romero dopo il
rivoluzionario “La notte dei morti viventi” (Night of the Living Dead,
1968) e, secondo alcuni, addirittura superiore ad esso. Frenetico ed
apocalittico, rispetto al ritmo più compassato del predecessore, esprime
al meglio la caustica critica sociale dell’autore a partire dalla
suggestiva ambientazione dei 3/4 della pellicola: un centro commerciale,
simbolo del consumismo occidentale. Notevole il paragone metaforico tra
capitalismo e cannibalismo, così come le sferzate anti-militariste o le
critiche istituzionali presenti nella pellicola. Ancora una volta gli
zombi, più che elementi orrorifici a sé stanti, rappresentano la causa
scatenante dell’orrore che alberga nell’animo umano e che esplode in
condizioni “estreme”. E’ un’opera decisamente figlia della sua epoca,
gli anni ’70, che sdoganò definitivamente il gore estremo sul grande
schermo. Esistono diverse versioni del film, ad esempio quella europea
fu curata dal nostro Dario Argento (grande amico di Romero) che tagliò
circa 5 minuti di pellicola, modificò le musiche e diede all’opera un
taglio concettuale differente, più orientato all’action, eliminando del
tutto le scene di umorismo nero del girato iniziale. Manco a dirlo, la
migliore versione è quella uscita nelle sale americane, ovvero la
theatrical cut di Romero. Il film ha avuto un pessimo remake nel 2004.
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