Piccolo gioiello della nostra filmografia anni '70, è un film difficile e
controverso che destò scandalo e divise la critica per il delicato tema
affrontato: il sadomasochismo, ovvero il morboso rapporto
vittima-carnefice, traslato sullo sfondo storico dell'Olocausto. E la
scelta, ardita, dell'ambientazione storica fece da ulteriore
amplificatore della materia esplosiva già insita nel film. La Cavani è
regista sanguigna che ama trattare temi forti e disturbanti, spesso
senza concedere sconti allo spettatore. A volte scade nel
sensazionalismo scandalistico e nel cattivo gusto ma, in questo caso, dà
vita al suo film migliore: ambiguo, torbido, onirico, dai molteplici
livelli di lettura e dalle mille implicazioni psicologiche, che cita,
espressamente, Bunuel, Visconti, Strindberg, Freud, Jung. La messa in
scena è erotica ma algida, fosca e decadente, in una Vienna pallida e
lunare che rimanda al Carol Reed de "Il terzo uomo". E' un film
provocatorio e coraggioso che ebbe la sfortuna di uscire in un periodo
in cui imperversava, tra le altre cose, la filmografia naziploitation:
autentica spazzatura, greve e morbosa, da grindhouse. Ovviamente il
film della Cavani non ha nulla a che vedere con questi filmacci, essendo
stilisticamente ed artisticamente su di un altro pianeta. Ma, visto il
tema trattato, finì per essere associato, da alcuni, a quel tipo di
b-movies e ciò fece aumentare il pregiudizio nei suoi riguardi. La storia è quella di un ex nazista (Maximilian Theo Aldorfer),
sfuggito agli alleati, che vive nascosto a Vienna, insieme ad altri ex
gerarchi SS ben più scaltri e pericolosi di lui, e fa il portiere
notturno in un grande, decadente albergo. La situazione precipita quando
Maximilian ritrova, come cliente dell'albergo, Lucia, donna
fragile e sensuale di origine ebrea, scampata all'Olocausto, con la
quale intratteneva una morbosa relazione sessuale sado-masochista in un
lager nazista. Lucia si è, intanto, sposata ma, non appena rivede Max,
ricade nuovamente nella malsana ossessione sessuale di molti anni prima
ed i due riallacciano una pericolosa relazione clandestina. La cosa non
sfugge agli amici di Max ed i due amanti saranno costretti a nascondersi
in uno squallido appartamento per proseguire il loro torbido "gioco"
erotico. Il passato ritorna in tutto il suo orrore e non bastano certo
una porta o una catena a tener fuori il mondo e la storia. La regia è asciutta e raffinata (specie nella prima parte, molto
classica), gli attori principali sono tutti ispirati, in particolare Charlotte Rampling, addirittura memorabile nella celebre sequenza onirica in cui balla, mezza nuda, in divisa nazi nel bistrot tra le SS .
Sequenza divenuta, a ragione, un simbolo di trasgressione ed erotismo.
E' un film iscrivibile in un percorso "underground", rispetto alla
cinematografia mainstream, ma da recuparare, specialmente per i
cinefili.
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