Un vecchio scienziato muore prima di riuscire a completare la sua creatura: un giovane artificiale dal volto emaciato e dagli strambi capelli a cui mancano le mani per l'intempestiva scomparsa del suo creatore. La creatura, di nome Edward, sostituisce le mani con delle grandi forbici e vive tutto solo in un tetro castello in rovina. Triste e gentile, Edward viene adottato da una colorita famiglia che lo accoglie nella sua moderna villetta americana, in cui il nostro si dedica alla creazione artistica di meravigliose figure ottenute modellando le siepi con le sue mani-forbici. Ma, ben presto, il suo inconsueto aspetto farà nascere problemi con il vicinato. Suggestiva favola nera che stinge nel sentimentale ma non perde mai il
suo "tocco magico", che si esplica attraverso inserti visionari di
fantasia superiore e momenti di delicata poesia. E', probabilmente, il
miglior film di Tim Burton e il manifesto più nobile della sua estetica di visionarietà dark. L'esuberanza creativa dell'autore, sospesa tra dolcezza e crudeltà, incanto e orripilanza, trova qui il suo pieno tripudio grafico nel coloratissimo quartiere residenziale, nel castello gotico sulla collina e nelle "sculture" vegetali realizzate da Edward. Il
personaggio protagonista è divenuto un'icona, malinconica e tenera, della
diversità. Depp e la Ryder sono bravissimi e le musiche del fidato
Elfman sono di struggente bellezza. Efficace cameo della leggenda horror
Vincent Price nell'ultima interpretazione della sua lunga carriera. Burton, cinefilo incallito con una passione viscerale per i generi e per il cinema "basso", celebra i suoi personali miti formativi attraverso l'inserimento di Price, che morirà tre anni dopo, nel ricco cast.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento