"La promessa dell'assassino" è un noir cupo, violento e potente, ambientato in una Londra sordida e malsana, e sapientemente diretto dal grande David Cronenberg.
Il regista canadese, già con il precedente (ed ottimo) "A history of
violence", ha scelto la via del noir d'autore, rivisitato attraverso
una forbita contaminazione di generi e rivitalizzato da una viscerale ed
energica carica di violenza grafica, tendente alla sublimazione
stilistica iper-realistica. Ma con questo film raggiunge un risultato
ancora più alto: esteticamente superbo, stilisticamente compatto e teso
come una corda di violino. Le scene di violenza sono poche ma di enorme
impatto e perfettamente funzionali alla fosca vicenda raccontata. Quella
di Viggo Mortensen che combatte, nudo, all'ultimo sangue nella sauna,
resterà a lungo nella memoria come uno dei momenti cinematografici più
potenti dell'ultimo decennio. Al centro della storia la mafia russa ed i suoi gangli sotterranei extra
madre patria, i suoi rituali antichi e sanguinosi e le sue sinistre
connivenze. Straordinario Viggo Mortensen nei panni del glaciale
ed inquietante uomo di fiducia del figlio del boss, ma tutto il cast è
particolarmente ispirato: dalla Watts a Vincent Cassel, senza
dimenticare il coriaceo Armin Mueller-Stahl. Ma Cronenberg non dimentica
la sua ossessione per il corpo, le sue mutazioni e le sue
mortificazioni e qui ce le propone, in modo geniale, attraverso i
tatuaggi: marchi di sangue impressi nella carne che hanno la funzione di
raccontare il passato di un uomo, di rivelare la sua vera natura e di
affermare il proprio status all'interno del sistema criminale. Ma è
sempre l'aspetto etico ad esser posto al centro della questione e
l'incontro tra i due universi, quello quotidiano e quello mafioso,
genererà effetti tragici ma sarà anche spunto per grandi, insolubili
dilemmi. Insomma un film bellissimo, tra i più riusciti di Cronenberg,
assolutamente da non perdere.
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