lunedì 16 dicembre 2013

Lasciami entrare (Låt den rätte komma in, 2008) di Tomas Alfredson

Splendido horror svedese di indubbia eleganza che riesce a riattualizzare in modo convincente e “nuovo” il mito del vampiro, assumendo i contorni di un melodramma oscuro che alterna tenerezza e atrocità, innocenza ed orrore. La vicenda è quella di Oskar ed Eli, due ragazzini che si conoscono e si innamorano in una glaciale Stoccolma. Ma presto Oskar scopre che lei è un vampiro e che, per vivere, ha bisogno di sangue umano che le viene procurato da un anziano fedele servitore che si macchia di efferati delitti per saziare la sete di Eli. Il regista sceglie di porre al centro la storia d’amore e le inquietudini adolescenziali, lasciando fuori fuoco la parte orrorifica e cruenta, comunque presente. Il risultato è ottimo, specie per la delicatezza con cui è affrontato il rapporto tra i due ragazzi, senza mai scadere nel banale o nel melenso, sebbene non manchi più di qualche inverosimiglianza nella trama. Alcuni, esagerando, hanno parlato di “bergmaniano”, magari per una certa affinità nelle algide ambientazioni, nei silenzi espressivi e nel rigoroso scandaglio psicologico dei personaggi principali. Film intenso, struggente, che alterna orrido e poetico in un mix di sapiente registro narrativo. Può anche essere letto come metafora di molti problemi attuali: il vampiro come “diverso”, che subisce, soffrendo, la sua condizione di alienato ai margini del mondo “normale”. Il titolo, pertinente ed evocativo, allude ad un’antica credenza nordica secondo cui un vampiro non può entrare in una casa se non espressamente “invitato”. E’ un ottimo horror d’autore, sicuramente tra i migliori degli anni 2000, niente a che vedere (sia chiaro) con la patetica telenovela di “Twilight” o con altri rivisitazioni, patinate e modaiole, della mitologia vampiresca.

Voto:
voto: 4/5

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